Il pescatore Renzi, i pesci azzurri e l’esca avvelenata

La maggior parte degli onorevoli non ha un numero significativo di voti propri, sono lì grazie a quelli del partito e del suo leader. E non credo che un elettore di Berlusconi sia disposto un domani a votare l’ex segretario del Pd e i suoi amici di sinistra solo perché glielo dice Tizio o Caio. Prova ne è che i partiti nati dalle scissioni di Forza Italia (il Fli di Fini, il Nuovo Centro Destra di Alfano, Ala di Verdini e Cambiamo) hanno fatto il quarantotto in Parlamento ma sono poi morti per mancanza di elettori.

Per di più vale anche il ragionamento inverso. Perché mai un elettore di sinistra dovrebbe votare un ex politico di destra con la fama di traditore opportunista (vale la vecchia regola: chi tradisce una volta tradirà sempre).

Capisco che tutto questo a Renzi non importi, è fatto così e vive alla giornata. Vuole pescare il pesce azzurro, ma l’esca è avvelenata. Può un parlamentare di Forza Italia, pur disperato per la possibile perdita di ruolo e reddito, fidarsi di uno come Renzi che ha tradito tutti, ma proprio tutti, compresi gli elettori del suo Pd?

Un consiglio non richiesto a chi sta per abboccare all’amo: prima di vendersi, blindare da un notaio il compenso. Ma soprattutto accertarsi che il notaio non sia un figurante di Scherzi a Parte assunto da Renzi come suo complice o che il contratto non sia scritto con inchiostro simpatico. L’uomo è capace di tutto, anche di dirti: «Fidati di me amico, stai sereno».

IL GIORNALE

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