Trieste, sparatoria in questura. La testimone: «Sembrava di stare a Beirut»

di Giusi Fasano e Andrea Pasqualetto

Trieste, sparatoria in questura. La testimone: «Sembrava di stare a Beirut»

I poliziotti stretti all’esterno della questura (ANSA) shadow

Questura di Trieste, ieri pomeriggio. La voce di un uomo dice al poliziotto della centrale operativa che «lo scooter è qui con mio fratello, venitelo a prendere». È Carlysle Stephan Meran, 32 anni, dominicano con regolare permesso di soggiorno. Suo fratello, Alejandro Augusto, 29, aveva sottratto quel motorino ieri mattina presto a una turista straniera che poi era andata a denunciare tutto. Partono due volanti, a bordo anche Rotta e Demenego. I poliziotti arrivano a casa dei due fratelli, li caricano sulle volanti e li portano in Questura. Manca poco alle cinque del pomeriggio. Prima di arrivare Carlysle si sente in dovere di dire agli agenti che «mio fratello è un po’ alterato» («soggetto squilibrato» diranno poi altri inquirenti, pare anche seguito da un centro di igiene mentale). La volante si ferma davanti all’ingresso. I due fratelli non sembrano agitati, uno di loro si permette anche una battuta con una poliziotta in borghese che è lì davanti alla porta della Questura. Gli agenti li fanno entrare. Niente manette. Alejandro Augusto fa pochi passi e poi chiede di andare in bagno.

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