Il muro contro muro giallo-rosso

Crisi, giorno 18

Diciotto giorni dall’inizio della crisi, scatenata dalla Lega l’8 agosto, e sei dalle dimissioni di Conte. Mancano solo 24 ore al secondo giro di consultazioni al Quirinale e Mattarella attenderà al massimo entro mercoledì per capire se Pd e M5S hanno posto le basi per una maggioranza solida. Più tempo passa senza accordo, più si allarga la prospettiva del voto anticipato.

L’impasse sul premier

Di Maio ha ribadito al telefono a Zingaretti che M5S non recede dalla conferma di Giuseppe Conte nel ruolo di premier. Il capo politico in ambasce continua a puntare su questa soluzione, che a un certo punto aveva pure messo da canto, spiegando ai suoi interlocutori che il nome dell'”avvocato del popolo” è l’unico in grado di compattare un movimento già in subbuglio. E anche l’unico che consentirebbe di far passare, in una possibile consultazione degli iscritti su Rousseau, l’alleanza con il Pd. “O Conte o niente”, la posizione di Di Maio, rafforzata dalla decisione di Roberto Fico, l’alternativa al premier dimissionario caldeggiata dagli stessi dem, di farsi da parte. La novità è che, malgrado le smentite, il leader dei 5S ha messo sul piatto dell’offerta al Nazareno, in cambio del via libera a Conte, un congruo numero di ministeri.

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