La Capitana contro il Capitano: braccio di ferro Rackete-Salvini

In questo scontro durissimo tra capitani si fronteggiano un uomo e una donna con due personalità forti. Da un lato c’è il ministro dell’Interno, leader del primo partito italiano (come consensi), deciso a non piegarsi di fronte a un’Europa che non vuol saperne di affrontare il problema, scaricando sull’Italia tutto il peso derivante da un’immigrazione senza regole proveniente dall’Africa (e non solo). È una questione di principio (non solo elettorale) quella per cui si batte Salvini, fermo sulla propria posizione. Dall’altra c’è una donna tedesca di 31 anni, cinque lingue parlate, già attivista per l’ambiente e veterana della ong pro migranti dal 2016.

Quando la accusano di essere una privilegiata figlia di papà Rackete in parte ammette, ma rilancia a suo modo: “Ho potuto frequentare tre università, sono bianca, tedesca, nata in un Paese ricco e con il passaporto giusto. Quando me ne sono resa conto ho sentito un obbligo morale: aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità”.

Ha le sue idee Carola ed è decisa ad andare fino in fondo, assumendosi – come ha detto di voler fare – le proprie responsabilità. Dalla tesi sugli albatros e gli studi sulla conservazione ambientale, è passata alla guida di una nave rompighiaccio attiva nel Polo Nord. Ora fa rotta molto più a Sud, nelle acque del Mediterraneo. Non ci sono iceberg ma altre insidie nascoste.

Salvini l’ha definita una “sbruffoncella”. Sembrerà strano ma, in fondo, i due un po’ si assomigliano. Sono decisi ad andare fino in fondo, in quello che ha i contorni di un duello finale. Vince chi resta in piedi. Vedremo come andrà a finire.

IL GIORNALE

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