Lo stupidario della Maturità tra pugni chiusi e scene mute

Già, ma che fare dopo l’apertura di una delle tre buste «a sorpresa»? Nella maggior parte dei casi i ragazzi si sono paralizzati davanti ai fari accessi dai docenti, mentre questi ultimi non sapevano esattamente quale manovra effettuare.

Ne sono scaturite traettorie tragicomiche che – al di là delle ottime intenzioni di chi ha ri-ri-riformato la Maturità – necessitano di sostanziali aggiustamenti.

Intendiamoci: l’idea di sottrarre il colloquio orale al monopolio sterile dello schema domanda-risposta è apprezzabile, ma sostituire completamente le interrogazioni vecchio stile con non meglio precisati «materiali di spunto» è sbagliata. Le domande rappresentano il senso più profondo dell’evoluzione umana. Senza domande non avremmo avuto le risposte che ci hanno regalato il progresso. Rinunciare alle domande equivale a rinunciare a noi stessi; soprattutto quando – in alternativa alle «superate» interrogazioni – dai vertici ministeriali giungono opzioni vaghe e confuse.

Il Miur nei giorni scorsi ha messo in rete un video «chiarificatore» che è lo specchio di un burocratismo progettuale (e sintattico) ancora – purtroppo – imperante: «Le buste per la prova orale non conterranno domande, ma testi, documenti, esperienze o problemi. Seguirà un momento in cui il candidato parlerà delle competenze trasversali e dell’orientamento. Il colloquio proseguirà sui temi di Cittadinanza e Costituzione e si concluderà con un discorso sulle prove scritte». Un messaggio che – secondo gli esperti del ministro Bussetti, diplomato Isef – doveva servire a chiarirci le idee, ma che invece ce le hanno maledettamente confuse. L’unica frase di lineare comprensione è: «il colloquio si concluderà con un discorso sulle prove scritte». Per il resto siamo nel marasma assoluto.

Ieri a rimanere perplessi dinanzi ai contenuti delle buste «1», «2», «3» erano tanto i maturandi quanto i commissari d’esame.

Tra le prove orali cui abbiamo assistito davvero in pochi casi esaminatori ed esaminati sono riusciti a realizzare l’obiettivo della riforma. Va detto però che, quando il miracolo della prova orale «interattiva» si compie, lo spettacolo è davvero gratificante: sia per i candidati, sia per gli esaminatori.

Partire da una foto o da una citazione per fare un discorso complessivo trovando relazioni tra varie materie è una scommessa avvincente che presuppone docenti motivati e studenti appassionati. E la scuola italiana, pur tra le sue mille difficoltà, ha sia gli uni che gli altri. È da questo patrimonio che bisogna ricominciare per una Maturità che renda davvero tutti più maturi.

Magari senza «vietare» ai docenti il diritto-dovere di porre domande. Possibilmente intelligenti.

IL GIORNALE

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