I giovani, migranti invisibili e cittadini di seconda classe

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di Ferruccio de Bortoli

I giovani italiani? Migranti invisibili e cittadini di seconda classe. Sono pochi e, dunque, politicamente non contano nulla. Nemmeno con il «governo del cambiamento». In un Paese anziano sembrano, ormai da molto tempo, più tollerati che incoraggiati. Il governatore della Banca d’Italia ha letto venerdì le sue Considerazioni finali davanti a una platea con scarsa presenza giovanile e femminile. Ma dalle parole di Ignazio Visco e dalla corposa relazione della banca centrale emergono dati su cui riflettere. I commenti del giorno dopo sono stati però in gran parte dominati da altre emergenze. Dal macigno che pesa sul presente (il debito). Dal futuro che si vorrebbe ipotecare spendendo di più (deficit) senza aumentare gli investimenti. Dalla spesa per interessi (il passato) superiore a quella dedicata a scuola e università (il futuro). «L’Italia invecchia rapidamente e la popolazione tende a ridursi — ha detto Visco — sono caratteristiche comuni a molti Paesi, più marcate da noi». Nei prossimi 25 anni la popolazione compresa tra 20 e 64 anni diminuirà di sei milioni, «nonostante l’ipotesi di un afflusso netto dall’estero di 4 milioni di persone in questa classe di età». La quota degli over 65 nell’Unione europea sarà pari al 28 per cento. Da noi toccherà il 33 per cento.

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