Un M5S umiliato ma costretto a continuare

di Massimo Franco

La Rete grillina ha smentito il responso degli elettori, e il vicepremier dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio può sopravvivere alla sconfitta delle Europee. Steso un velo pietoso sui sospetti corposi che le votazioni online siano pilotate, rimane un Movimento diviso; e costretto a continuare per non sparire o quasi in caso di elezioni anticipate. Ma le forche caudine che Matteo Salvini sta piantando lasciano indovinare una strategia dell’umiliazione appena agli inizi. Tanto che non si capisce se il M5S reggerà senza spaccarsi. Lo smarcamento del presidente della Camera, Roberto Fico, è già un indizio. E sentire chiedere a Salvini «rispetto per i nostri ministri» tradisce una frustrazione strisciante. I grillini sembrano non rendersi conto che il capo del Carroccio già si sta muovendo da premier. Indica quali ministri dovranno essere nominati: a cominciare da quello per i rapporti con l’Ue, per passare alla Difesa e alle Infrastrutture. Chiede di stralciare il decreto Salva-Roma caro al M5S, e di sbloccare quello per far riaprire i cantieri. Accetta lui, in modo irrituale, le dimissioni del sottosegretario leghista Edoardo Rixi, condannato. Insomma, si muove come se già guidasse il governo. Dà per scontata la Tav. Parla di abbassamento delle tasse e di autonomia per le regioni del Nord: tutte misure indigeste al M5S.

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