Osteria del cambiamento

Lo stesso Di Maio è tornato a battere il tasto sul fatto che un’eventuale crisi sarebbe da intestarsi integralmente al Carroccio. “La Lega non si assuma la responsabilità di arrivare a un voto in Cdm”, ha spiegato a In mezz’ora in più ribadendo che in nessun caso M5s vuole una rottura. E ha provocato il collega vicepremier: “Lupi si dimise per molto meno. La Guidi pure. Se Salvini vuole fare peggio di Renzi faccia pure”. Un fuoco di sbarramento che, al di là dei muscoli, mostra in qualche misura il timore che il minacciante diventi minacciato.

L’ombra della crisi, ancora corta, si sta lentamente avvicinando, e la war room di Di Maio nonostante le roboanti parole pubbliche vuole a tutti i costi schivarla. “Veramente non riusciamo a capire perché il ministro dell’Interno voglia rischiare di sfasciare tutto per un sottosegretario”, ragionava uno degli uomini vicino al leader, incredulo. Ma c’è anche chi ha un’idea diversa: “Esasperare così i toni genera una reazione uguale e contraria”.

Forse non con tutti i torti, vista la rissa da osteria andata in scena per tutta la giornata. Aperta dal Blog delle stelle: “Salvini tiri fuori le palle e faccia dimettere Siri”. Proseguita dal segretario del Carroccio: “A chi mi attacca dico tappatevi la bocca, lavorate e smettete di minacciare il prossimo. È l’ultimo avviso”. Intenzionato a tirare dritto e non mollare di un centimetro nei confronti a quelle che con i suoi definisce “minacce e insulti inaccettabili”. E c’è chi dice che la Lega potrebbe far uscire la delegazione ministeriale al momento del voto, ma anche chi rilancia su una più o meno definitiva stanchezza del leader in camicia verde a proseguire in un’aria che è diventata irrespirabile. “Con la corruzione non ci si tappa la bocca”, chiude la scazzottata in serata Di Maio a Non è l’arena. Ma il conto definitivo di feriti e contusi arriverà solo mercoledì.

L’HUFFPOST

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