La trappola giustizialista

Alessandro Sallusti

Il premier Conte dice che gli serve un po’ di tempo per decidere se licenziare o no Armando Siri, il sottosegretario leghista finito nei guai per un’accusa di corruzione.

In realtà Conte deve decidere altro, cioè se far cadere il suo governo o provare a farlo stare in piedi ancora un po’ con qualcuno degli artifici che la politica si inventa per negare la realtà. C’è poco da «studiare le carte», come sostiene Palazzo Chigi. Le carte le studino giudici e avvocati, i politici si limitino ad aspettare le sentenze. O vale l’idea che uno è innocente fino a condanna o vale che l’avviso di garanzia è di per sé una prova di colpevolezza. Lo spartiacque non è cosa da poco, a nostro avviso è la differenza che c’è tra la civiltà e la barbarie, tra il diritto e l’arbitrio.

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