La trappola del debito

di ENRICO CISNETTO

Quando l’imperatore cinese (difficile chiamarlo semplicemente presidente) avrà lasciato il suolo italico e tanto il polverone delle polemiche quanto l’euforia degli entusiasmi si saranno attenuati, si potrà finalmente fare una valutazione serena dell’intesa Italia-Cina, dei suoi risvolti economici e delle sue conseguenze politico-strategiche. Fin d’ora, però, si possono mettere a fuoco tre concetti fondamentali. Il primo riguarda la collocazione internazionale dell’Italia. E sul ‘da che parte stare’ non ci possono essere equivoci di sorta: l’Italia era, è e deve restare saldamente incardinata nell’alleanza atlantica – persino a dispetto delle politiche poco atlantiche di Trump, non fosse altro perché i presidenti passano e gli Usa restano – ed essere perno della Ue oggi e della costruzione degli Stati Uniti d’Europa domani. Tutti lo riaffermano, ma non basta. Occorre la coerenza dei comportamenti. E come insegna la nostra storia repubblicana, più si è coerenti e più ci si possono concedere ‘scappatelle’ sul fronte degli affari.

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