Schiarita su shutdown dà linfa alle Borse. A Piazza Affari sprint Pirelli

Pirelli è stata la «maglia rosa» della seduta al traino di Michelin
Per quanto riguarda Pirelli & C, le quotazioni del gruppo della Bicocca hanno beneficiano, insieme a quelle dell’intero settore pneumatici, dei dati di bilancio comunicati ieri da Michelin, che a Parigi balza di quasi il 10%. Il gruppo francese ha reso noto di aver chiuso il 2018 con un utile netto in lieve ribasso (-1,4%) a 1,68 miliardi, registrando tuttavia un miglioramento dell’utile operativo delle attività correnti (+1,2% a 2,77 miliardi e sarebbe stato +11% a tassi costanti), dimostrando di saper resistere al rallentamento dell’economia cinese. I risultati, notano gli analisti di Equita, sono migliori delle attese, tanto che «non ci sarebbe stato bisogno di fare il warning a ottobre», quando Michelin aveva rivisto al ribasso le previsioni sulle vendite, zavorrando le quotazioni dell’intero comparto. La perfomance di Michelin ha trascinato al rialzo anche Continental a Francoforte e l’intero settore auto continentale.

Prysmian ha chiuso in fondo al listino, pesa il rischio Antitrust in Brasile
Prysmian, d’altra parte, ha risentito della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale brasiliana della «nota tecnica» dell’ufficio investigativo dell’Antitrust locale relativa al procedimento sul mercato dei cavi ad alta tensione notificato
alla società nel 2011. Il documento riporta le conclusioni dell’investigazione, che puntano a imporre una sanzione a carico di Prysmian, e raccomanda che l’ammontare, che dovrà essere deciso dal Tribunale del Cade, sia compreso tra il 15% e il 20% del fatturato registrato in Brasile dall’azienda nel 2009. La sanzione massima sarà quindi pari a circa 96 milioni, ha precisato la stessa Prysmian, sottolineando che l’indicazione «non è tuttavia vincolante». «Nella nostra valutazione incorporiamo un rischio Antitrust per 100 milioni per i vari procedimenti in corso (Australia, Brasile e Spagna) – commentano gli analisti di Equita – Riteniamo che un’eventuale multa sia uno “one-off” che non modifica lo scenario nel settore trasmissione energia», concludono.

La Juve ha corso a Piazza Affari mentre debutta sul mercato dei bond
Nel comparto del lusso gli acquisti si sono concentrati su Salvatore Ferragamo(+3,6%) e Moncler (+2,48%), dove il numero uno Remo Ruffini ha assicurato che la maison è concentrata sullo sviluppo del brand e non pensa ad eventuali acquisizioni. Rimbalzo per Unipol (+2,75%) alle prese con l’operazione Banca Pop Er. L’istituto di credito emiliano, al contrario, è stato toccato dalle vendite (-0,29%) dopo una serie di sedute da incorniciare legate proprio all’acquisizione di Unipol Banca. È proseguita a Piazza Affari anche la corsa della Juventus Fc (+2,3%), che ha deciso di debuttare nel mercato dei bond con un prestito non convertibile fino a 200 milioni di euro (l’emissione è curata da Ubi Banca e Morgan Stanley) con l’obiettivo di “ottimizzare la struttura e la scadenza del debito”. Fuori dal listino principale tra i titoli migliori Banca Mps (+7,16%) e Banca Mediolanum (+3,82%) con gli analisti che giudicano i conti del quarto trimestre «migliori delle attese».

Spread giù di 20 punti. Questa volta il circolo con le banche è virtuoso

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Spread ancora in calo, euro torna sopra 1,13 dollari
Ad aiutare il listino milanese è stato anche il nuovo restringimento dello spread spread tra BTp e Bund sul mercato secondario dei titoli di Stato, che aveva toccato la scorsa settimana i massimi degli ultimi due mesi. In chiusura, il differenziale di rendimento tra il decennale benchmark italiano e il titolo tedesco di pari durata è indicato a 271 punti base (dai 277 del closing di ieri). In calo il rendimento del BTp decennale che flette di ben 5 punti base, attestandosi al 2,84% dal 2,89% del closing della vigilia. Sul mercato dei cambi l’euro è tornato sopra la soglia di 1,13 contro il dollaro e sul finire delle contrattazioni è scambiato a 1,131 nei confronti del biglietto verde (segui qui l’andamento delle principali valute).

Rally del petrolio dopo il taglio della produzione Opec
Dopo aver superato i 54 dollari al barile in seguito alla decisione dell’Opec di tagliare significativamente la propria produzione di greggio a gennaio, il Wti in serata si attesta a 53,3 dollari al barile (+1,7%). Ieri, aveva chiuso in ribasso a 52,4 dollari, dopo una settimana in calo del 4,6%. Secondo quanto riportato dal bollettino mensile dell’Opec, infatti, la produzione di greggio è scesa di 797mila barili al giorno a gennaio, mese su mese, per raggiungere una media di 30,81 milioni di barili al giorno. La maggior parte dei tagli è stata sostenuta dall’Arabia Saudita (-350mila barili), dagli Emirati Arabi Uniti e dal Kuwait. Sullo sfondo, però, resta il rischio che un accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina non sia raggiunto rapidamente, frenando la domanda di greggio.

(Il Sole 24 Ore Radiocor)

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