Dopo il ko in Abruzzo la linea dura dei 5S. Subito stop alla Tav

di ANNALISA CUZZOCREA e PAOLO GRISERI

Il processo a Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista si svolge in contumacia. Il capo politico M5S e colui che era tornato dalle Americhe a dargli una mano per le elezioni scompaiono dai radar per 24 ore. Nessun post, nessun tweet, nessuna “analisi della sconfitta”, a dirla come nella prima Repubblica. Nessuna risposta a chi nel Movimento chiede, presto, un’assemblea. E dice “basta verticismi, basta essere trattati da pigiabottoni”, come il deputato abruzzese Andrea Colletti.

I pretoriani del vicepremier si limitano a gettare acqua sul fuoco con calcoli funambolici che dimostrerebbero come il 20,2 per cento contro il 40 delle politiche rappresenterebbe solo una “non vittoria” (copyright bersaniano involontario). “Cinque anni fa in Abruzzo si votò alle europee e alle regionali contemporaneamente – spiega il sottosegretario M5S Mattia Fantinati – alle prime prendemmo il 30 per cento, alle seconde il 21. Tante cose pesano per questa differenza, a partire dal sistema elettorale regionale. Se si mettono 10 liste tutte insieme contro di noi sarà sempre molto difficile vincere”.

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