Immigrati, è uno show

Alessandro Sallusti

SeaWatch è il nome di una piccola nave di un’ong che – violando le leggi – sta cercando di scaricare in Italia il suo carico umano di 47 immigrati raccolti in mezzo al mare.

Ma SeaWatch oggi è anche altro, è il palcoscenico galleggiante della campagna elettorale per le elezioni europee di maggio, un po’ come il corpo martoriato della povera Pamela – la ragazza di Macerata fatta a pezzi da un gruppo di immigrati spacciatori – divenne l’arma del contendere politico alla vigilia delle elezioni politiche del marzo scorso. Allora, come oggi, vale la regola: vince chi dà ragione alla pancia del Paese. Chi più urla più incassa nel rispettivo campo, al diavolo tutto il resto. E pazienza se il saggio Prezzolini in anni non sospetti teorizzava che «una buona democrazia non può sopravvivere altro che creando una classe dirigente intellettualmente e moralmente superiore alla media del Paese che rappresenta».

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