Hitler perseguitava la musica ma “osannava” i suoi maestri

Luca Pavanel

La musica osannata, la musica perseguitata. Due facce di una medaglia terribile, il nazismo e le sue follie.

Da una parte l’«amore» verso l’arte dei suoni – questa comunque usata a fini propagandistici – dall’altra, il disprezzo verso le produzioni considerate «degenerate» e verso i compositori ebrei, ma non solo. A Milano per il «Giorno della Memoria» LaVerdi con due concerti all’Auditorium di largo Mahler – stasera alle ore 20 e domenica alle 16 – propone questi «volti» contrapposti, l’amore e l’odio appunto, anche verso l’arte. I maestri e i pezzi usati dal regime e gli aneliti di libertà. Ecco dunque un programma con musiche di Wagner e Beethoven da una parte (rispettivamente l’Ouverture da «Tannhäuser» e «Concerto per piano e orchestra n.4 in Sol op.58»), e ancora dei perseguitati Eisler e Schuldoff («Niemandsland» e «Sinfonia n.2») dall’altra.

Ma partiamo dai personaggi venerati, esaltati e glorificati a fini del condizionamento ideologico. In testa il compositore di Lipsia, che in qualche modo, con alcune posizioni – anche se la questione è ancora dibattuta – si prestò a certe interpretazioni. Già, proprio così: in pubblico Wagner, molto amato da Hitler, diede il suo appoggio a posizioni anti-ebraiche, tuttavia stando alle ricostruzioni non voleva l’eliminazione degli ebrei o la segregazione permanente e non aderiva in maniera completa al razzismo. Il suo saggio Das Judentum in der Musik («Il giudaismo della musica») apparso sulla rivista Neue Zeitschrift für Musik nel 1850 comunque rappresentò una base teorica da cui partire. Altra pagina, altra musica.

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.