Navigator e formazione, il flop prossimo venturo

“Abbiamo per la prima volta previsto, siccome siamo consapevoli del grave stato in cui versano i centri dell’impiego, risorse vere cioè tanti soldi per cui abbiamo dovuto fare una battaglia a livello politico. Questi soldi serviranno a tre cose: 1) adeguare tecnologicamente queste strutture soprattutto nel mezzogiorno perché alcuni centri dell’impiego non hanno nemmeno internet; 2) incrementare gli organici: nel nostro Paese ci sono solo 9 mila dipendenti per i centri dell’impiego quando Paesi come la Germania ne ha 130 mila. Quindi tendiamo in questa direzione; 3) rafforzare la condizionalità perché tutti i programmi degli anni precedenti avevano una tenue condizionalità”.

Così il prof. Pasquale Tridico, consigliere economico del ministro Luigi Di Maio – a Start Magazine – a commento del Titolo I del decreto su reddito di cittadinanza e quota 100. Ma il ”grave stato” dei Centri per l’impiego non è un problema da poco perché potrebbe diventare la causa di una disarticolazione del nuovo istituto nella sua impostazione complessiva: dopo il primo tempo – e cioè il riconoscimento e l’erogazione dell’assegno da parte dell’Inps – il secondo tempo – quello delle politiche attive – rischia di partire con grave ritardo o addirittura mai. Verrebbe, allora, in evidenza il principale difetto del reddito di cittadinanza: quello di tenere insieme uno strumento di lotta alla povertà e di inclusione sociale con un programma di accesso o di ricollocazione nel mercato del lavoro.

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