Ricerca medica, la burocrazia mette in fuga altri 500 cervelli

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di Simona Ravizza

Il 27 dicembre 2017 per il top dei nostri ricercatori è arrivata la svolta: fine dei contratti precari e riconoscimento di un contratto specifico. Solo che poi c’è voluto un altro anno perché amministrazione pubblica e sindacati si mettessero d’accordo su come scriverlo quel contratto (27 dicembre 2018), e così nel frattempo i migliori 500 cervelli (quasi il 20%) hanno lasciato i laboratori degli ospedali pubblici d’eccellenza per accasarsi nelle più remunerative multinazionali farmaceutiche. Un tira e molla che ha di colpo impoverito la ricerca di punta indipendente, quella che garantisce ogni anno le terapie più all’avanguardia ad almeno 300 mila pazienti.

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