“Ma io con Silvio non torno”

Chi ha sentito Salvini, più taciturno del solito e meno bombastico nelle sue uscite pubbliche dopo la batosta della manovra dettata da Bruxelles, racconta che il leader leghista è piuttosto infastidito per tutto questo chiacchiericcio, attorno al tema dei responsabili. Perché, evidentemente, oltre la chiacchiera, qualcosa c’è se addirittura Di Maio ha chiesto ai suoi, attraverso pubbliche dichiarazioni, di accendere i microfoni e registrare eventuali lusinghe, offerte, abboccamenti, come se chi ha intenzione di mettersi in vendita lo fa in diretta streaming. Sia come sia è una prospettiva che il leader leghista considera alla stregua di un film dell’orrore, anzi più Berlusconi la ostenta, gigioneggia, torna con il suo protagonismo scenico a parlare, straparlare, fantasticare, più l’altro si innervosisce. Al punto che, in queste conversazioni si è lasciato scappare parole piuttosto definitive: “Io al governo con Berlusconi non ci ritorno”. Né in queste modalità né in altre. Perché queste modalità sono una “trappola”.

Ancora nessuno ha capito per quale sottile e fantasioso motivo quella vecchia volpe di Berlusconi abbia battezzato come “operazione scoiattolo” il nuovo tentativo di “compravendita” di parlamentari. Si è capito che dovrebbe portare, nei suoi desideri, a un ribaltone parlamentare, con la nascita di un governo di centrodestra che ingabbi Salvini, costringendolo a governare con una armata Brancaleone: “Così – diceva il Cavaliere a qualche amico – ci penso io e la pianta con questo delirio di onnipotenza”.

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