“Noi, clochard italiani al gelo scavalcati dagli extracomunitari”

Marianna Di PiazzaFabio Franchini

Duemilasettecento posti letto per i senzatetto in ventitré strutture sparse in tutta Milano, un numero unico per le segnalazioni attivo ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette.

È il “Piano freddo” 2018 dell’amministrazione Sala, che però, nonostante le migliorie sbandierate dalla giunta, si dimentica di tanti clochard italiani.

Ne conosciamo alcuni in via Vittor Pisani, quel vialone porticato che collega Piazza della Repubblica alla Stazione Centrale. In una sera di dicembre, con il termometro che indica uno striminzito grado centigrado, incontriamo diversi connazionali che non riescono a ottenere un posto letto dal Comune. Avvolti da coperte e imberrettati, sono pronti ad affrontare l’ennesima notte al gelo. Hanno tutti tra i 45 e 60 anni, hanno figli e hanno perso il lavoro.

“La situazione è drammatica, perché le temperature incominciano a calare e c’è tanto freddo. Abbiamo fatto alcune domande per un ricovero al coperto, ma purtroppo essendo italiani siamo presi in considerazione un po’ diversamente…”, ci spiegano. Non ce l’hanno direttamente con gli extracomunitari, ma accusano le istituzioni locali di privilegiare gli stranieri in difficoltà, anziché i molti italiani in povertà: “Quando sono andato a chiedere aiuto, ho detto che sono di Venezia e mi hanno risposto: ‘Perché non ritorni a casa?’. Su questo versante loro ci passano davanti, hanno una sorta di corsia preferenziale”.

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