Appalti pubblici pilotati, il governatore calabrese Oliverio indagato per abuso d’ufficio

Il gip ha emesso anche sette misure interdittive.I reati ipotizzati a vario titolo sono falso, corruzione e frode in pubbliche forniture. L’inchiesta coordinata dal procuratore Nicola Gratteri avrebbe svelato anche infiltrazioni dei clan in altri due appalti pubblici nel territorio della provincia di Cosenza.

Lavori solo sulla carta

Dovevano essere opere completate e invece erano solo “lande desolate”. Sulla carta impresa e funzionari pubblici avevano certificato avanzamenti dei lavori in verità mai realizzati. In questo modo l’azienda Barbieri, considerata espressione del potente clan Muto di Cetraro, era riuscita a farsi versare milioni di euro. Si era già fatta pagare, ad esempio, le cabine della sciovia di Lorica che però si trovavano in realtà a migliaia di chilometri di distanza in Svizzera. Un «completo asservimento di pubblici ufficiali, anche titolari di importanti e strategici uffici presso la Regione Calabria, alle esigenze del privato imprenditore attraverso una consapevole e reiterata falsificazione dei vari stati di avanzamento lavori o l’attestazione nei documenti ufficiali di lavori non eseguiti al fine di far ottenere all’imprenditore l’erogazione di ulteriori finanziamenti comunitari altrimenti non spettanti». Dalle indagini, secondo quanto riferito dalla Guardia di finanza, sarebbe emersa la «spregiudicatezza che caratterizzava l’agire dell’imprenditore spinta al punto di porre in essere condotte corruttive nei confronti di pubblici funzionari».

Le accuse al presidente

Al governatore vengono contestate due ipotesi di abuso d’ufficio. Oliverio, secondo l’accusa, avrebbe agito per un «mero tornaconto politico». Più in particolare il governatore avrebbe sbloccato i fondi per l’impresa Barbieri avendone in cambio la rassicurazione di «rallentare strumentalmente i lavori pubblici su piazza Bilotti a Cosenza per pregiudicare così sul piano politico-elettorale il sindaco uscente di Cosenza (esponente del centrodestra,ndr) Mario Occhiuto».Richieste dello stesso tenore sarebbero arrivate all’azienda, ha svelato Gratteri, anche dall’ex consigliere regionale Nicola Adamo e dalla deputata del Pd Enza Bruno Bossio. Lo stesso Occhiuto, in una fase successiva, avrebbe anche lui chiesto di rallentare i lavori perché temeva che piazza Bilotti potesse essere inaugurata dal commissario prefettizio.

Gli inquirenti

«Parlo con la tristezza nel cuore perché vedo questo rito che continuamente si verifica in Calabria: dover registrare quest’ennesima incompiuta, questo fallimento della ricostruzione della Calabria, che continua a essere, purtroppo ahinoi, l’Africa del Nord». Così il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, parlando con alcuni giornalisti. «E’ spaventosa – ha aggiunto Gratteri – la facilità con la quale alti funzionari della Regione sono pronti e proni al potere dell’uno o dell’altro». «La prima anomalia che è saltata agli occhi è stata il fatto che una sola ditta si fosse presentata per la realizzazione dei lavori dell’aerosuperficie di Scalea e dell’impianto sciistico di Lorica. Tutti i dirigenti preposti all’istruttoria per reperire i fondi europei erano consapevoli che l’impresa Barbieri non aveva i fondi necessari per completare le opere».

Sciopero della fame

«Di fronte ad accuse infamanti ho deciso di fare lo sciopero della fame. La mia vita e il mio impegno politico e istituzionale sono stati sempre improntati al massimo di trasparenza, di concreta lotta alla criminalità, di onestà e rispettosa gestione della cosa pubblica – afferma in una nota il presidente della Regione Mario Oliverio -. I polveroni sono il vero regalo alla mafia. Tra l’altro l’opera oggetto della indagine non è stata appaltata nel corso della mia responsabilità alla guida della Regione».

LA STAMPA

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