Più sicurezza non solo a parole

Più volte nelle ultime settimane il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha annunciato l’invio di nuovi poliziotti nelle questure e nei commissariati di tutta Italia. Ha dovuto chiarire che questo avverrà entro il prossimo febbraio perché «il governo si è impegnato ad assumere ottomila uomini delle forze dell’ordine» ma per farlo deve trovare i soldi. Questo non gli ha però impedito di usare uno dei suoi slogan preferiti: «Dalle parole ai fatti». Appena due giorni fa lo stesso Salvini si è schierato al fianco del commerciante di Arezzo che ha sparato e ucciso un ladro entrato nel suo negozio, rassicurandolo perché «con la nuova legge sulla legittima difesa non sarà processato».

In realtà anche con le nuove norme un accertamento dei giudici sarà comunque necessario. Ma il punto da affrontare è proprio questo: quando le persone sono legittimate a usare un’arma per difendersi, vuole dire che il sistema sicurezza non funziona. Perché è giusto che i cittadini debbano essere protetti, ma a questo deve pensare lo Stato. Altrimenti si arriva alla giustizia «fai da te», alla vendetta privata. Bisogna impedire ai ladri di entrare nelle case, ma devono essere i poliziotti e i carabinieri a farlo. E dovrebbe essere proprio il ministro dell’Interno a rivendicarlo, anziché esortare i commercianti ad armarsi. Spetta a lui trovare il modo di dare seguito alla promessa fatta più volte, e ribadita nelle ultime ore, di dotare gli oltre ottomila Comuni italiani di un sistema di videosorveglianza in tutte le aree ritenute maggiormente a rischio.

Secondo i dati del Viminale la maggior parte dei reati è in calo, anche se gli analisti sottolineano che per alcuni delitti la diminuzione potrebbe in realtà derivare dal minor numero di denunce presentate. Una sfiducia che del resto viene confermata da quelle statistiche e sondaggi secondo cui continua ad essere costante il senso di insicurezza delle persone. È la microcriminalità a fare davvero paura, ad essere avvertita come una minaccia. Se è vero che i furti e gli scippi non vengono denunciati perché tanto si pensa che non saranno puniti, lo Stato perde. E dunque è su questo che bisogna lavorare, proteggendo gli anziani dalle truffe e i ragazzini dagli spacciatori. Effettuando un controllo del territorio efficace, dove l’enfasi lasci spazio alla concretezza. È bene ricordare che una vera politica di sicurezza governa i fenomeni anziché ingigantirli. E per farlo investe negli uomini e nei mezzi.

È giusto pensare al rafforzamento degli organici di polizia e carabinieri, ma questo va fatto prima di essere annunciato. E dopo aver trovato i fondi necessari a garantire lo svolgimento dei concorsi e gli stipendi per i nuovi assunti, ma soprattutto dopo aver provveduto al pagamento degli straordinari per chi è già in servizio e molto spesso è costretto ad-dirittura ad anticipare i soldi per le missioni in trasferta. Se Salvini ha davvero a cuore la sicurezza e non vuole limitarsi a una politica di propaganda, metta a punto un vero piano di interventi che non abbia come unico bersaglio gli stranieri. Renda le città davvero sicure partendo anche da quelle piccole cose come l’illuminazione delle strade e i presidi fissi nelle zone più pericolose. Renda evidente che vuole proteggere tutti i cittadini, ognuno nella propria realtà quotidiana, dimostrando che lo Stato non fa solo la voce grossa o le dirette sui social network. Solo allora si potrà davvero esultare per essere passati «dalle parole ai fatti».

CORRIERE.IT

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