Rom e immigrati occupano. E la clinica non va agli anziani

Immaginate di essere proprietari di un immobile in cui non potete entrare. Al vostro posto un gruppo di abusivi con divani, letti, giochi per bimbi.

Stendono i panni, si son divisi le stanze coi lucchetti, hanno la parabola. Un’occupazione in piena regola, insomma. A voi mantenere gli indesiderati inquilini costa oltre 10mila euro al giorno. Diecimila. Non proprio due spicci. Come reagireste?

Male, ovvio. L’Italia è piena di immobili a metà tra l’abbandono e l’illegalità, ricovero di sbandati, rom e immigrati. Firenze ne conta oltre trenta. Uno di questi è un caso-scuola che sta procurando danni milionari alla società entrata malauguratamente in possesso dello stabile tre lunghi anni fa.

La struttura da 90 posti letto si trova in via del Pergolino ed è un ex casa di cura di lunga degenza ferma ormai dal 2012. La proprietaria è “Il Pergolino srl” che l’ha concessa in affitto alla “Pergolino Hospital srl”. Quest’ultima, nel 2008, è entrata a far parte di GVM Care & Research che (continuando a pagare l’affitto) ne aveva programmato la ristrutturazione per dedicarla all’assistenza geriatrica. Peccato che in attesa del progetto, il 20 settembre 2015, circa 70 persone abbiano occupato l’immobile, impedendo di iniziare i lavori di riqualificazione.

Direte: dopo tre anni lo Stato, il Comune o chi di dovere avrà sanato la situazione, cacciato gli abusivi e riconsegnato le mura, il giardino e tutto il resto ai legittimi locatari. E invece no. Mille e più giorni di occupazione abusiva non sono bastati per smuovere le autorità. Il motivo? Difficile dirlo. E pensare che nell’aprile del 2017 il Gip del Tribunale di Firenze ha pure disposto il sequestro preventivo dell’immobile. Un anno e mezzo dopo siamo punto e d’accapo. Tutto fermo.

La battaglia giudiziaria per liberare l’edificio di tre piani inizia il giorno successivo al blitz degli occupanti (“di varie etnie”, dicono le relazioni della Digos) coordinati dai militanti del Movimento Lotta per la Casa (già avezzi ad iniziative simili). La polizia, “in considerazione del numero di persone da fronteggiare” (un centinaio) e per la “presenza di numerosi bambini”, al momento decide di non interevenire per interrompere “l’azione criminosa”. Ai legittimi proprietari non resta che sporgere denuncia e dare disposizione alle imprese competenti di staccare luce, acqua e gas. Tutto inutile.

Tra un richiesta e l’altra degli avvocati di sequestrare l’immobile (sono 10 le persone indagate a vario titolo) si arriva al marzo del 2017, quando i Vigili del Fuoco entrano nell’edificio e trovano una situazione paradossale. “Numerose famiglie – si legge nel rapporto – vivono all’interno dei locali adibili alcuni a camere da letto altri a cucine”. “Il carico di incendio” è “elevato mentre nelle cucine vi è la presenza di fornelli per la cottura di cibi alimentati da bombole di Gpl” (non a norma). Non mancano poi cavi elettrici volanti attaccati a chissà quale fonte energetica (il giudice ipotizza il furto di energia elettrica) e la “presenza di impianti non certificati”. Alcune delle stanze sono chiuse da lucchetto, in altre sono state realizzate modifiche ai locali e – denuncia l’amministratore della Pergolino Srl – “hanno piazzato sul tetto parabole tv e sfondato porte anti incendio”. Inoltre “alle ditte incaricate della manutenzione degli impianti elettricied antincendio” è stato più volte “impedito l’accesso dagli occupanti abusibi”. Tanto che, scrive il Gip nell’ordine di sequestro, le numerose irregolarità espongono “gli stessi occupanti ad una situazione di pericolo per la loro stessa incolumità”. Figurarsi i danni arrecati all’immobile e ai mobili un tempo in buone condizioni.

Il fatto è che il sequestro, disposto dal giudice il 4 aprile del 2017, non è stato ancora reso esecutivo. Il motivo? Un mistero. Prima di sgomberare un locale, il Comune è costretto a trovare una soluzione alternativa per gli occupanti. Soprattutto se ci sono bimbi. I rappresentanti delle società interessate hanno più volte coinvolto la giunta di Nardella ma alle rassicurazioni per ora non sono seguiti i fatti. E così GVM Care & Research deve aspettare e pagare.

I conti sono presto fatti. “Dal 2015 ad oggi – spiega al Giornale.it la società – lo stato di occupazione abusiva, tuttora in corso, è costato a GVM il pagamento di locazione, utenze e spese accessorie per un totale di circa 1.100.000 euro”. Inoltre, l’impossibilità di procedere con la riqualificazione della struttura ha altresì comportato mancati introiti sul nuovo progetto RSA stimati per circa 9 –10 milioni di euro e mancate assunzioni di nuovo personale sul territorio per circa 35 unità”. Tradotto: lo Stato non fa il suo dovere e il privato ci rimette. Totò direbbe: “E io pago”.

IL GIORNALE

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