Di lotta e di governo

di BRUNO VESPA

Ho sentito negli ultimi due giorni Di Maio e Salvini per gli aggiornamenti del libro ‘Rivoluzione’ che uscirà mercoledì prossimo. Parlano con una voce sola. Hanno una solidarietà impressionante. Fanno invidia a Castore e Polluce. Oddio, quando morì Castore, volle morire anche Polluce: cosa complicatissima, visto che era un semidio. Non credo che i nostri Dioscuri arriverebbero a tanto, ma insomma… Si sentono tutti i giorni e sanno che alle vele del governo gonfiate dalle polemiche con l’Europa e i Mercati basterebbe un piccolo strappo per farle volare via definitivamente. Salvini vuole portare a casa il decreto Sicurezza. Di Maio, dopo aver dovuto digerire Tap e Ilva, dovrà ancora farlo con Brennero, Terzo Valico e Pedemontane. Si è imputato sulla Tav e sull’accorciamento della prescrizione. Lui e Salvini sono convinti che alla fine si metteranno d’accordo, ma per la Lega la prospettiva è dura.

Come è sempre accaduto, in Italia si fanno le riforme prima di avere gli strumenti per applicarle. Con i tempi del processo penale, fermare la prescrizione dopo il primo grado di giudizio significa tenere la gente appesa per la vita. Sulla Tav, la Francia scava quindici metri al giorno, ha costruito sei chilometri nella galleria principale e tredici in quella sussidiaria (altri sette li ha fatti l’Italia).

Dire che abbiamo scherzato e buttiamo tutto all’aria è complicato. Costa quanto completare l’opera. Ne vale la pena? In ogni caso, l’accordo Lega- Cinque Stelle è blindato. Si è visto ieri con la tempestività con cui il partito di Salvini ha rassicurato gli alleati sul reddito di cittadinanza. Giancarlo Giorgetti mi ha detto per il libro che questa misura “ha complicazioni attuative non indifferenti”. C’è qualcuno che possa sostenere il contrario, soprattutto per la brevità dei tempi? “Se riuscirà a produrre posti di lavoro, bene. Altrimenti resterà un provvedimento fine a se stesso”. Conte da Tunisi ha detto: il provvedimento si farà. Anche Giorgetti ha detto che si farà: è nel contratto e non ci sono discussioni. Il problema è di capire se e come funzionerà. Per vedere se il budino è buono, occorre assaggiarlo. Tutti hanno fatto sacrifici. Giorgetti mi ha detto che la Lega ha dovuto rinunciare a una flat tax più consistente per contrapporre a un provvedimento popolarissimo come il reddito di cittadinanza un altro provvedimento popolarissimo come la quota cento sulle pensioni. E Salvini mi ha detto che non può permettersi che di punto in bianco se ne vadano centomila statali. Chiudiamo scuole e ospedali? Non è possibile. Perciò ci saranno tre o quattro ‘finestre’ disseminate lungo il 2019. “L’importante è che gli italiani sappiamo subito che cosa faremo”, dice Salvini. Una spalmatura della spesa, tra l’altro, aiuta i conti e abbassa il malumore di Europa e Mercati. Lo spread sembra sceso definitivamente sotto i trecento punti e questo lascia respirare. Ma è nella natura del governo viaggiare su binari diversi. Conte vuole andare a illustrare personalmente a Juncker la legge di bilancio e si arrabbia con Salvini che ha promosso per l’8 dicembre una manifestazione contro l’Europa per mandare allo stesso Juncker un megaselfie che non sarà di ringraziamento. D’altra parte se i partiti di lotta vanno al governo, continuano a lottare…

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