Moody’s, Boccia dopo il taglio del rating: “Ora cambiare la Manovra”. Savona: “Nessun rischio default”

MILANO – Il taglio del rating di Moody’s all’Italia surriscalda il dibattito intorno alla Manovra, già acceso dallo scontro interno alla Maggioranza di governo. A rivolgersi al governo all’indomani del giudizio dell’agenzia è il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, chiedendo all’esecutivo di tornare sui suoi passi, rivedendo la Legge di Bilancio. “E’ evidente che sia la lettera della Commissione europea che il declassamento erano nelle cose. La sfida che il governo deve fare propria è sulla crescita, spiegare l’analisi di impatto di questa manovra, evidentemente correggerla, postando più risorse sulla crescita”, ha detto Boccia dal convegno dei Giovani imprenditori. Altrimenti, ha aggiunto, “la partita è persa

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 “Questo governo – prosegue Boccia – vuole definire una sfida: quella che attraverso la crescita si può sforare e anche di un punto il rapporto deficit/Pil e che attraverso la crescita si rende sostenibile la manovra e, aggiungiamo, ci si gioca anche la credibilità del governo”. Questo,ha detto il presidente di Confindustria, “cambierebbe il paradigma di pensiero, cioè partirebbe dagli effetti sull’economia reale. Ma per farlo occorrerebbe spiegare bene qual è il fattore di crescita che è in questa manovra, ad oggi non è chiaro.

Le risorse in valore assoluto non fanno sperare bene. Occorre cogliere, dare una sfida al governo e da parte nostra lo faremo oggi: quella di aprire un grande confronto sulla crescita. I tempi sono stretti, anche date le agenzie” di rating.

Sul fronte del governo, dopo le posizioni espresse già ieri da Matteo Salvini, è intervenuto anche il ministro degli affari europei Paolo Savona: “C’è un punto di partenza nel quale non solo credo io, ma credo che ci credano tutti gli italiani: il debito pubblico italiano è assolutamente solvibile, non c’è nessun problema che l’Italia invochi un default”, ha detto parlando allo stesso convegno.  “E non c’è nessuna possibilità – ha aggiunto – che incorra che incorra in un cosiddetto rischio di denominazione, cioè di rifiutare l’euro come denominazione del suo debito. Se accadrà sarà per motivi esterni al Paese”.

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Il ministro, riferendosi alla Legge di Bilancio e rimanendo molto generico, ha lasciato intendere che qualcosa possa cambiare in futuro se le circostanze esterne dovessero cambiare-: ” “Io ho votato questa manovra a condizione che venga verificata ogni trimestre, per leggere cosa sta succedendo attorno a noi, al di fuori di noi, ha detto. “Perché – ha aggiunto – sarebbe ancora più grave, rispetto ai rispetto dei parametri fiscali e al pilota automatico, se anche le leggi finanziarie divenissero piloti automatici, che vengono realizzati” a prescindere dalla “circostanza economica, sociale e politica”.

“La vera sfida è nella riattivazione degli investimenti. La crescita verrà dalla riattivazione degli investimenti”, ha detto anche il ministro. Bilanciare il deficit con la crescita è “una “una situazione che va affrontata. Va affrontata con gli investimenti. Io ho ancora fiducia che riusciremo a farlo”, ha aggiunto. “Possiamo crescere benissimo al 2 ed al 3% se riusciremo a riattivare gli investimenti agendo su norme che non sono fatte da questo governo” e che “vanno modificate”.

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