Manovra, c’è l’accordo sulla pace fiscale. Fornero, quota 100 da febbraio, via al reddito di cittadinanza

Eccola la manovra economica approvata dal Consiglio dei ministri. Allegato c’è anche.il decreto fiscale e un inedito decreto “tagliascartoffie”, che dovrebbe eliminare quelle leggi che frenano la burocrazia e le imprese. Entro la mezzanotte il documento arriverà a Bruxelles. Superati o quantomeno composti gli screzi tra 5S e Lega soprattutto per quella “pace fiscale”, che nella conferenza alla fine del consiglio il premier Conte ha negato fosse un condono. “Lo chiami come vuole”, ha risposto a un giornalista, “per me non lo è”. Definizione rigettata anche dal ministro dell’Economia Giovanni Tria, che ha voluto ribadirlo: “quello varato non è un condono”, aggiungendo che “non c’è nessuna intenzone di uscire dalla Ue”, anche perché domani le Borse riaprono. Poi il ministro ha voluto spiegare che l’eredità  “è un deficit al 2% e ora arriviamo al 2,4%”. L’accordo dunque alla fine è arrivato sul decreto fiscale, il punto più spinoso. In cambio Luigi Di Maio ha ottenuto l’introduzione di “una norma per il carcere ai grandi evasori”. Nel corso del vertice e poi del consiglio dei ministri sono state varate anche altre misure che entreranno nella legge di bilancio.

Pace fiscale

L’accordo raggiunto dopo un lungo braccio di ferro sul decreto fiscale collegato alla legge di bilancio stabilisce un’aliquota al 20% per sanare il pregresso di chi ha già presentato la dichiarazione dei redditi. Sarà prevista l’opzione di dichiarazione integrativa ma con la possibilità di far emergere fino ad un massimo del 30% in più rispetto alle somme già dichiarate e comunque con un tetto di 100.000 euro. Per ridurre il contenzioso, si potranno inoltre sanare le liti con il fisco pagando senza sanzioni o interessi il 20% del non dichiarato in 5 anni in caso di vittoria del contribuente in secondo grado (o il 50% in caso di vittoria in primo grado). Allo stesso tempo, con la rottamazione ter delle cartelle Equitalia saranno cancellati sanzioni e interessi, dilazionando i pagamenti in 20 rate in 5 anni e arriverà lo stralcio delle minicartelle sotto mille euro accumulate dal 2000 al 2010.

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La rottamazione delle cartelle

Verranno rottamate le cartelle esattoriali, senza pagare interessi e sanzioni, con la previsione di una rateizzazione fino a 10 rate in cinque anni (più vantaggiosa dei due anni concessi nelle due edizioni precedenti). Intesa di massima anche per risolvere i problemi delle vecchie “mini” cartelle, quelle sotto i mille euro del periodo 2000-2010: riguardano dieci milioni di contribuenti e restava da decidere se stralciarle del tutto senza dover metter mano al portafoglio o chiedere comunque qualcosa da pagare al contribuente. Strada tutto sommato in discesa anche per sistemare le liti pendenti, per le quali si propendeva per dare la possibilità di chiudere i giudizi pagando la metà del dovuto (in caso di giudizio favorevole arrivato già al primo grado) o un terzo (con giudizio in appello).

Reddito e pensioni di cittadinanza

Si fa e servono 9 miliardi (di cui 2,6 da attingere dalle risorse già stanziate per il Rei) a cui aggiungere un ulteriore miliardo destinato al rafforzamento dei centri per l’impiego. L’attivazione vera e propria della misura scatterà nei primi tre mesi del 2019. L’assegno da 780 euro, secondo quanto annunciato finora, verrà caricato sul bancomat, con una sorta di monitoraggio degli acquisti. Il sostegno sarebbe garantito solo a patto di frequentare corsi di formazione e di prestare 8 ore a settimana di lavoro socialmente utile. Il reddito verrebbe meno dopo il rifiuto di tre offerte di lavoro, ma con una specifica “geografica”, con l’obiettivo di non penalizzare cioè chi non accetterà come prima offerta un’occupazione al di fuori della propria città o Regione.

Il taglio delle “pensioni d’oro”

Nella manovra entrerà anche il taglio alle pensioni d’oro, che a detta di Di Maio dovrebbe regalare 1 miliardo in tre anni alla causa gialloverde. La misura dovrebbe riguardare gli assegni sopra i 4.500 euro nette, ma è difficile capire come possa arrivare un gettito miliardario (il presidente dell’Inps, Tito Boeri, sulla base della legge in Parlamento ha parlato di 150 milioni di gettito).

Riforma della legge Fornero: quota 100 da febbraio

La riforma della Legge Fornero che prevede ‘quota 100’ per andare in pensione partirà a febbraio, senza limiti e senza penalizzazioni. La combinazione per arrivare a 100 sarà 62 anni di età e 38 di contributi. Il costo è di 7 miliardi di euro e il meccanismo dovrebbe partire a febbraio.

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Flat tax per gli autonomi

Il forfait esiste già ed è al 15% per i professionisti con ricavi fino a 30mila euro e per le altre categorie con ricavi fino a 50mila euro. Ora l’obiettivo è estendere la platea ad autonomi, Snc, Sas e Srl, che optano per il regime di trasparenza con ricavi fino a 65mila euro. Dai 65mila ai 100mila euro si pagherebbe un 5% addizionale. Le start up e le attività avviate dagli under35 godrebbero di un supersconto al 5%. Il costo è di circa 600 milioni il primo anno e di 1,7 miliardi a regime.

Investimenti

La previsione è che valgano lo 0,2 del Pil, circa 3,5 miliardi di euro. Oltre alle risorse finanziarie si punta a sbloccare gli investimenti a livello locale (sblocco dei bilanci dei comuni, anche di quelli in perdita) e attraverso una revisione della soglia per gli appalti senza gara.

Sgravi Ires, su utili reinvestiti taglio al 15%

L’aliquota al 24% scenderebbe di 9 punti sugli investimenti in ricerca e sviluppo, in macchinari e in assunzioni stabili. Il costo sarebbe di 1,5 miliardi di euro. Dovrebbero essere anche confermati gli ammortamenti di Industria 4.0.

Sette miliardi di tagli per ministeri e immigrazione

Per legge i ministeri devono già operare tagli per un miliardo di euro l’anno. Lo sforzo richiesto potrebbe essere però ben superiore, pari a 3-4 miliardi. Promesso un taglio di 1,3 miliardi in tre anni spesi per l’immigrazione, di cui 500 milioni nel 2019.

Da investimenti spinta al Pil

Il capitolo investimenti è quello più gradito al ministro dell’Economia, Giovanni Tria. E’ previsto che valga lo 0,2 del Pil, pari a 3,5 miliardi. Oltre alle risorse finanziarie si punta a sbloccare gli investimenti a livello locale con uno sblocco dei bilanci dei Comuni (anche quelli in perdita) e con una revisione della soglia per gli appalti senza gara.

Addio sconti a Ace e Iri

Per finanziare le agevolazioni fiscali alle imprese saranno abolite l’Ace, l’Aiuto alla crescita economica, e la mai nata imposta ridotta Iri, destinata al mondo delle Pmi e attesa dal primo gennaio 2019. Il recupero finanziario è di circa tre miliardi.

Decreto taglia leggi e norme su r.c.auto

Denominato “taglia scartoffie e leggi inutili” è spuntato un dl che cancella oltre 100 adempimenti per le imprese e ingloba misure per garantire una r.c. auto più “equa”. Nel dl c’è anche l’abolizione della carica di Governatore regionale e commissario alla sanità.

Appalti e fatture elettroniche

Capitoli che erano considerati in “forse” per il testo riservato al fisco erano quelli del ‘caso Bramini’, l’imprenditore preso a simbolo dei fallimenti “per colpa dello Stato” e degli appalti. La volontà emersa dalle fila del governo è stata quella di alzare il limite dei 40.000 euro per gli affidamenti senza gara portandolo sui livelli europei, sui 200.000 euro. Tra le altre norme presenti nelle molte bozze circolate, fino alle ultime ore si è incluso nel provvedimento un alleggerimento delle sanzioni per chi emetterà in ritardo (dal 2019) le fatture elettroniche che diventeranno obbligatorie. Non si applicherà quindi alcuna sanzione “al contribuente che emette fattura elettronica oltre il termine normativamente previsto ma comunque nei termini per far concorrere l’imposta ivi indicata alla liquidazione di periodo (mensile o trimestrale)”. Le sanzioni sono invece, contestabili, “seppure ridotte al 20%, quando la fattura emessa tardivamente partecipa alla liquidazione periodica del mese o trimestre successivo”.

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