Daniele Franco, il ragioniere dello Stato che può negare il timbro alla Finanziaria: «Mi vogliono cacciare? Devono solo dirmelo»

Il governo, con la prossima manovra di bilancio, non potrà mantenere tutte le promesse. Ci vuole gradualità, altrimenti salterebbero i conti. Lo ha ribadito alla Camera il ministro dell’Economia, Giovanni Tria: «Si conferma che l’obiettivo è di assicurare la graduale realizzazione degli interventi contenuti nel contratto di governo, compatibilmente con le esigenze di mantenere l’equilibrio dei saldi strutturali di finanza pubblica». Dove le parole chiave sono appunto «graduale» e «equilibrio». Tria dunque non sembra preoccuparsi più di tanto dei due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che un giorno sì e uno no gli intimano di trovare le risorse per attuare flat tax, quota 100 sulle pensioni e reddito di cittadinanza. E i due vicepremier sembrano non preoccuparsi più di tanto dell’indifferenza di Tria. Il titolare dell’Economia ostenta cautela? «Fa parte del suo lavoro», taglia corto il leader della Lega, Salvini. Come se quello in atto fra i vicepremier e il ministro fosse un gioco delle parti. Che però, tempo una settimana, dovrà determinare un risultato scritto nella nota di aggiornamento al Def, il documento di economia e finanza.

Lo spazio di manovra

La nota al Def, per prima cosa, dovrà prendere atto del rallentamento dell’economia e correggere le previsioni contenute nel Def di aprile. Il prodotto interno lordo non crescerà più dell’1,5% quest’anno e dell’1,4% nel 2019. I nuovi numeri ruoteranno intorno all’1-1,1% quest’anno e all’1% il prossimo. La frenata dell’economia, la maggior spesa per gli oneri sul debito (4-5 miliardi nel 2019) a causa dell’aumento dello spread e la cancellazione delle clausole di salvaguardia (12,5 miliardi) che prevedono l’aumento dell’Iva, spingono il deficit 2019 sopra il 2%, ma Tria vuole ridurlo all’1,6-1,7%, altrimenti non potrebbe assicurare una sia pur leggera discesa del debito pubblico. Questo significa che, solo per contenere il deficit, il ministro dovrebbe trovare circa 7 miliardi. Ai quali sommare quelli per finanziare le proposte di 5 stelle e Lega: ognuno dei quali reclama 8-9 miliardi. Dovranno accontentarsi di molto meno.

Reddito di cittadinanza

Sul reddito di cittadinanza, che per i 5 stelle significa aumentare da gennaio le pensioni minime a 780 euro e introdurre da marzo, cioè prima delle elezioni europee, i 780 euro per i disoccupati e i poveri, Tria ha precisato: «Sono in corso approfondimenti sulla platea dei destinatari». E ha ricordato che il progetto di legge presentato nella precedente legislatura dai 5 stelle (costo 17 miliardi, senza la pensione di cittadinanza) prevedeva l’assegno anche per i cittadini europei residenti in Italia e, a certe condizioni, per gli extracomunitari. In questo modo Tria, consapevolmente o meno, ha rinfocolato il duello tra gli alleati di governo, provocando l’immediato niet di Salvini all’ipotesi del sussidio agli stranieri.

Fisco

Anche qui non mancano tensioni. Ieri è stato un rincorrersi di smentite, dal premier Conte in giù,all’ipotesi che l’aumento dell’Iva non venga del tutto impedito. «Dal primo discorso in Parlamento ho detto che bloccheremo l’aumento», ha detto ieri sera Tria. Ma il suo vice, Massimo Garavaglia, in mattinata aveva ammesso che tra le ipotesi allo studio c’era anche una riclassificazione dei beni e servizi soggetti alle diverse aliquote Iva, col risultato che alcuni sarebbero transitati sotto un’aliquota maggiore.

Tria

Tria preferirebbe non modificare i requisiti di legge per la pensione, cioè i 67 anni necessari dal 2019, ma introdurre quota 100 (62 anni + 38 di contributi) solo per categorie di lavoratori svantaggiati e per il resto incentivare i fondi di categoria per prepensionare gli esuberi. Ma ieri Salvini è tornato all’attacco parlando di mandare in pensione nel 2019 «3-400mila italiani».

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