Europa snobba guerra dazi, a Piazza Affari (+0,55%) svetta Prysmian

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Le Borse europee hanno chiuso con discreti guadagni una seduta cauta, durante la quale gli investitori non si sono fatti spaventare dall’annuncio ufficiale di nuovi dazi Usa su 200 miliardi di dollari di beni di importazione cinese, già anticipata dalle indiscrezioni del weekend, e dalla contromossa di Pechino, che farà scattare il 24 settembre tariffe doganali su 60 miliardi di dollari di prodotti americani. Milano è salita dello 0,55%, Parigi dello 0,28%, Francoforte dello 0,51%, Madrid dello 0,34% e Londra ha chiuso attorno alla parità, inizialmente penalizzata dai timori sulla Brexit (segui qui l’andamento degli indici). Il presidente americano, Donald Trump, ha deciso di introdurre i dazi minacciati nelle scorse settimane su 200 miliardi di dollari di beni importati dalla Cina, che verranno tassati al 10%. Le nuove tariffe entreranno in vigore il prossimo 24 settembre e pian piano si alzeranno al 10% entro fine anno. Poi dal primo gennaio 2019 verranno fissate al 25%. Comunque gli analisti ritengono che ci siano ancora margini di trattativa tra Stati Uniti e Cina e proprio per questo Trump ha deciso di fissare inizialmente le tariffe al 10% e di innalzarle solamente dal 2019. Se le notizie dal fronte americano erano già trapelate nel corso del fine settimana e gli investitori le avevano già «digerite», piace meno la contromossa cinese. Pechino adotterà dazi tra il 5 e il 10% contro importazioni americane aventi un valore annuo di 60 miliardi di dollari. Le tariffe doganali scatteranno il 24 settembre, lo stesso giorno di quelle americane.

I principali indici del Vecchio Continente sono saliti, compresa Londra, penalizzata in avvio dai timori sulla Brexit, nel giorno in cui è emerso che il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, in una lettera ai 28 capi di Stato e di governo dell’Ue, ha indicato la possibilità di convocare un altro Consiglio europeo a novembre. Milano alla fine non ha risentito particolarmente del deludente dato sul fatturato dell’industria italiana, ma sono soprattutto banche e utility a scendere. Lo spread si attesta in area 212 punti e il rendimento del decennale italiano è migliorato sotto il 2,7%. In generale, hanno retto bene i titoli del comparto auto e minerario, tra i più penalizzati dai dazi, e hanno invece ingranato la marcia più alta i petroliferi (a Milano Saipem +1,33%), sulla scia del balzo del greggio (il Wti è salito verso 70 dollari al barile, il Brent verso gli 80 dollari), sulle indiscrezioni relative a una Arabia Saudita favorevole a prezzi superiori a quota 80 dollari. Gli analisti scommettevano su intervento saudita sul mercato per compensare la minore offerta di petrolio iraniano viste le sanzioni americane contro Teheran.

Spread cala a minimi da nascita Governo Conte
Chiusura in calo per lo spread BTp/Bund che in giornata ha toccato i minimi dall’insediamento del Governo Conte. Al termine della seduta il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark febbraio 2028 (Isin IT0005323032) e il decennale tedesco con scadenza agosto 2028 si attesta a 213 punti base, dopo aver toccato un minimo a 211 punti base, dai 224 punti base del finale di ieri. In flessione anche il rendimento del BTp decennale benchmark, che viene indicato al 2,61% dal 2,70% del closing della vigilia (2,80% il riferimento venerdì). Lo spread ha toccato i minimi dall’insediamento del Governo Conte. Nei giorni precedenti alla formazione del Governo lo spread BTp/Bund era arrivato a sfondare la soglia dei 300 punti base per poi ripiegare e oscillare intorno a quota 230 punti base.

Ferrari in altalena dopo revisione target. Debole Fca
Ferrarisull’ottovolante a Piazza Affari durante la presentazione del nuovo piano al 2022. I titoli del Cavallino sono anche entrati in asta di volatilità quando perdevano il 3,7%, per poi rientrare e crescere progressivamente fino a oltre il 3%. Ferrari ha leggermente ritoccato le previsioni per la fine del 2018. Il debito industriale netto sarà inferiore a 350 milioni di euro, meglio rispetto alle precedenti stime e gli investimenti sono stati alzati da 400 a 650 milioni di euro.
Lo ha detto Antonio Picca Piccon, direttore finanziario di Ferrari, durante il Capital markets day della Casa di Maranello. Le consegne di vetture sono confermate sopra le 9mila unità, i ricavi netti sopra 3,4 miliardi e l’ebitda adjusted pari a superiore a 1,1 miliardi di euro. Ferrari ha leggermente limato il target di ebitda adjusted al 2022, portandolo tra 1,8 e 2 miliardi dal precedente obiettivo di 2 miliardi. I ricavi netti saranno inferiori a 5 miliardi, l’ebit adjusted superiore a 1,2 miliardi, l’utile per azione diluito adjusted di 4,7 euro e il free cash flow tra 1,1 e 1,25 miliardi. Il free cash flow, ha spiegato il direttore finanziario Antonio Picca Piccon, verrà usato per aumentare il dividendo al 30% dell’utile netto e per un piano di buy back di 1,5 miliardi nei prossimi 4 anni. Sul fronte dell’indebitamento, l’obiettivo è arrivare a fine 2020 senza debito industriale netto.

Intanto la società ha presentato l’edizione limitata del modello Monza SP, che ricorda le linee della vecchia Ferrari Barchetta. L’auto verrà prodotta nella versione monoposto e biposto. Catalizza l’attenzione anche Fiat Chrysler Automobiles. Inoltre, secondo indiscrezioni di stampa, la casa automobilistica ha rigettato l’offerta del fondo Kkr per Magneti Marelli, ritenendo che il prezzo messo sul piatto fosse troppo basso, un miliardo sotto la valutazione della casa attorno a sei miliardi.

Prysmian accelera dopo conti oltre le stime
Prysmian, in rialzo contenuto nella prima parte della seduta, ha chiuso in rialzo del 5,26% a Piazza Affari dopo la pubblicazione dei conti del primo semestre, superiori alle previsioni, arrivando a guadagnare anche il 6%. La società ha visto salire i ricavi del 10,8% a 4,364 miliardi di euro, oltre le previsioni degli analisti per 4,2 miliardi. L’utile netto è calato del 27,4% a 82 milioni, ma General Cable, acquisita di recente, ha dato un contributo positivo di 3 milioni di euro e la società ha segnalato che la riduzione è da attribuirsi agli accantonamenti Western Link e ai costi di acquisizione e integrazione del nuovo perimetro di attività. L’Ebitda rettificato si è attestato a 339 milioni di euro, anche in questo caso meglio dei 324 milioni attesi. Per quanto riguarda gli obiettivi di fine anno, il gruppo ha confermato la propria guidance sull’Ebitda rettificato, che a livello combinato è atteso tra 860 e 920 milioni di euro (773 milioni nel 2017), una guidance migliore rispetto agli 830 milioni attesi dal consensus.

Bene le banche, sale Telecom dopo incontro tra società e premier
A Piazza Affari bene le banche, con lo spread tra i rendimenti di BTp decennali e Bund di pari scadenza in calo a 213 punti, con Banca Generali (+3,31%), Finecobank (+1,18%) e Banca Mediolanum(+1,06%) in evidenza. Tra i titoli migliori anche Leonardo – Finmeccanica (+2,8%), in attesa delle decisioni della Us Air Force, che entro fine mese dovrebbe assegnare un maxi contratto da circa 16 miliardi di dollari relativo alla nuova flotta di addestratori. Oltre a Leonardo ci sarebbero in lista anche i colossi americani Lockheed Martin e Boeing. Telecom Italia ha rialzato la testa all’indomani dell’incontro tra il premier, Giuseppe Conte, e i vertici della società. Incontro che ha dato il via a una serie di rumor e ipotesi, anche perché Conti ha incontrato anche il presidente di Open Fiber, Franco Bassanini. Così la Borsa è di nuovo tornata ad accarezzare l’idea di una società della rete comune tra telecom e Open Fiber. In coda al FTSE MIB le utility, deboli per tutta la seduta e con l’indice di settore europeo sostanzialmente sulla parità (Enel -0,22%, Italgas -0,06% e Snam Rete Gas-0,27%, dopo che gli analisti di Goldman Sachs hanno confermato la raccomandazione «sell» e abbassato l’obiettivo di prezzo da 3,60 a 3,40 euro per azione). Giù Poste Italiane (-0,49%), dopo che l’amministratore delegato Matteo Del Fante si è mostrato freddo su Alitalia e su un eventuale ingresso nell’azionariato della compagnia aerea.

Buzzi spicca: avviato programma per acquistare azioni proprie
Buzzi Unicem è tra le migliori del Ftse Mib. Il gruppo piemontese del cemento ha avviato il programma di acquisto di azioni proprie, in esecuzione dell’autorizzazione dell’Assemblea degli Azionisti del 10 maggio 2018. La società potrà acquistare un massimo di 7 milioni di azioni ordinarie e/o risparmio. Fuori dal paniere principale Ansaldo Sts sale dell’1,1% dopo che la società ha annunciato di avere vinto un contratto da un miliardo di dollari a Riyad.
Tra le migliori c’è Agatos(+13,33%, dopo essere entrata in asta di volatilità quando guadagnava il 17,78%): la controllata Agatos Energia ha siglato un contratto da poco meno di 3,8 milioni di euro per fornitura, esercizio e manutenzione di un impianto alimentato a gas naturale da installare in uno stabilimento industriale nella zona di Treviso. Bene anche Trevi (+15,41%), che ha raggiunto un accordo con i creditori finanziari per proseguire con le trattative su un possibile aumento di capitale, dopo avere declinato l’offerta di Bain Capital, e Gamenet(+6,16%), su cui gli analisti di Equita hanno avviato la copertura con una valutazione «buy» e obiettivo di prezzo a 14,1 euro per azione (attualmente vale 9,3 euro), considerando il titolo «molto attraente», grazie a una convincente strategia di crescita e integrazione.

Nel Vecchio Continente bene auto e banche
In Europa le piazze europee hanno chiuso in territorio positivo, con i titoli del comparto auto che non hanno risentito delle mosse e contromosse di Stati Uniti e Cina sui dazi (l’indice di settore euro Stoxx 600 auto ha guadagnato lo 0,88%). A Parigi si sono messe in luce Peugeot (+3,18%) e Renault (+1,5%), mentre a Francoforte sono andate bene Daimler (+0,65%) e Volkswagen (+2,6%), ma meno bene Bmw (+0,16%). A passo rapido i tecnologici (+0,87% l’indice Euro Stoxx 600 del comparto e StMicroelectronics +0,42% a Parigi e +0,61% a Milano), grazie in particolare al buon andamento di Apple (+0,8%) a Wall Street, sostenuta dal fatto che per il momento i Watch e gli AirPods sono esclusi dall’ultimo round di dazi. Nel Vecchio Continente sono andate bene le banche, anche se il governatore della Bce Mario Draghi ha sottolineato che il mercato europeo resta frammentario e che sono necessari ulteriori sforzi. Da segnalare quindi il buon andamento di Banco Santander (+1,28% a Madrid), Deutsche Bank (+0,56% a Francoforte) e Royal Bank of Scotland (+0,24% a Londra).

Euro stabile. Scatta il petrolio: per Arabia Saudita ok barile a 80$
Sul fronte valutario l’euro è abbastanza stabile sui valori della vigilia: la moneta unica si attesta a 1,1696 dollari (segui qui i principali cross). Il petrolio è scattato a metà seduta (segui qui Brent e Wti) sfiorando i 70 dollari nel Wti e superando i 79 dollari nel Brent: secondo indiscrezioni riportate da Bloomberg, l’Arabia Saudita potrebbe accettare un prezzo del barile sopra gli 80 dollari nel breve termine facendo venire meno l’impegno a intervenire nella offerta per compensare la situazione iraniana e quella venezuelana.

(Il Sole 24 Ore Radiocor)

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