Conte vola da Trump per evitare i dazi sulle auto di lusso

ilario lombardo
inviato a washington

Solo fino a un certo punto Giuseppe Conte potrà contare sulla «simpatia umana» che si vanta di avere con Donald Trump. Perché il presidente americano, dopo aver fatto gli onori della Casa Bianca, vorrà passare all’incasso su un po’ di questioni aperte con l’Italia. Dietro il sorriso d’intesa di Trump con Conte, c’è tutto il pragmatismo del tycoon che intende capitalizzare l’amicizia con il primo governo populista d’Europa per mettere al riparo gli interessi degli Stati Uniti. L’elenco dei dossier è lungo e il presidente del Consiglio lo ha affrontato durante i briefing preparatori di questo viaggio a Washington che inizia stasera e si concluderà domani pomeriggio.

Le intese sul commercio

Conte ha aspettato che Jean Claude Juncker tornasse dalla Casa Bianca per ricalibrare la strategia italiana. La pace commerciale, seppur fragile, strappata dal presidente della Commissione europea all’umorale presidente Usa è una buona notizia anche per l’Italia. Conte era già pronto a chiedere un trattamento speciale all’amico americano per salvaguardare i prodotti agroalimentari italiani. Per ora, almeno, non sembra che sarà necessario. Restano nubi minacciose sul settore automobilistico. E qui il presidente del Consiglio è pronto a chiedere di escludere da possibili maxi-imposte commerciali le auto di lusso, che vedono l’Italia tra i leader mondiali.

 

Il gasdotto delle polemiche

Conte entrerà alla Casa Bianca già certo di sentirsi rivolgere questa domanda: «Sul Tap sei con noi, vero?». La risposta sarà sì: il gasdotto delle polemiche, che il M5S aveva promesso di smantellare e che sta lacerando la compagine governativa, sarà completato. L’approdo del Trans Adriatic Pipeline, il corridoio meridionale del gas che servirà ad alleggerire l’Italia dalla dipendenza dalla fonte energetica russa, resterà in Puglia. Da Palazzo Chigi confermano che Conte potrebbe avanzare la proposta di modificare il progetto e spostare il luogo scelto per completare l’opera considerata troppo strategica dagli americani.

 

Leggi anche – Di Maio tentato di dare il via al gasdotto Tap

Russia e F35

Italia e Stati Uniti – o meglio Conte e Trump – al G7 di giugno in Canada hanno dimostrato di condividere la volontà di far rientrare Putin al tavolo dei grandi dell’Occidente. Ma Washington resta ferma sulle sanzioni per l’annessione unilaterale della Crimea,non condivise né dal M5S né dalla Lega. Il presidente del Consiglio si è posto un obiettivo di mediazione, per prendere tempo. Il rapporto con gli Stati Uniti resta strategico, innanzitutto sul versante militare. Di qui la necessità di confermare il nostro ruolo nella Nato. Oppure la cautela nell’affrontare il tema degli F35. La partita è complessa.

Libia e missioni all’estero

Ci aspettiamo che gli americani dicano: volete un aiuto sulla Libia? Non potete lasciarci da soli in Afghanistan. Trump si accerterà che il governo italiano non ritiri l’intero contingente da Kabul. A settembre torneranno circa duecento soldati, il resto dovrebbe rimanere, magari con regole di ingaggio modificate. Ma non basterà ai grillini per dire di aver mantenuto la promessa del ritiro totale annunciato da Luigi Di Maio lo scorso novembre proprio a Washington. In cambio Trump dovrebbe assicurare il sostegno all’Italia sulla Libia e sul fronte nordafricano. E lo farà con un certo piacere, anche solo per mettere all’angolo il più europeista dei capi di Stato, Emmanuel Macron, «tentato – ha detto Conte – da un continuo espansionismo economico e strategico a nostre spese». Sulla Libia la Casa Bianca dovrebbe restare a fianco dell’Italia, intenzionata a rinviare le elezioni del 10 dicembre, una data fissata al summit organizzato a Parigi in primavera, nel pieno della crisi politica italiana. Palazzo Chigi chiede prima la stabilizzazione del territorio e una tregua tra le tribù in lotta. Un modo per restare l’interlocutore privilegiato dei libici, tutelare gli interessi economici cruciali per l’Italia e continuare a garantirsi il contenimento degli immigrati diretti in Europa.

LA STAMPA

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