Salvini: «Da luglio meno soldi per chi chiede asilo. Ricucire con l’Egitto»

MILANO — Ministro, e adesso? Qual è il piano per la gestione degli immigrati?
«Il piano è che finalmente l’Unione europea si occupi davvero della difesa dei suoi confini. Che poi sono anche i nostri».

Matteo Salvini, vicepremier e ministro dell’Interno, dopo aver chiuso domenica scorsa i porti italiani alla nave Aquarius carica di centinaia di immigrati, spiega come si sta muovendo il governo in vista dei nuovi flussi.

L’iniziativa di domenica è stata duramente criticata. È sempre convinto che il blocco dei porti sia stata la mossa giusta?
«Guardi, io sono ministro da soli undici giorni, eppure credo che un risultato importante per tutti gli italiani sia stato portato a casa: a differenza delle chiacchiere che abbiamo ascoltato negli ultimi sette anni, abbiamo risvegliato l’Europa. Io oggi ho parlato con il ministro tedesco Horst Seehofer e posso dire che credo stia nascendo un asse italo-tedesco basato su una parola d’ordine fondamentale: difendere le frontiere esterne. Che significa difendere il Mediterraneo e dunque anche noi italiani».

Eppure, nelle cancellerie la linea italiana non pare avere entusiasmato.
«Io ho anche parlato con il ministro francese e ungherese e la settimana prossima chiamerò i ministri olandese e austriaco. E credo che l’Italia, al contrario, sia diventata centrale. Non a parole, ma nei fatti. Quindi, non vedo perché dovremmo cambiare la nostra linea».

Vale a dire?
«Sulle navi delle Organizzazioni non governative non si cambia. Navi di organizzazioni straniere battenti bandiere straniere non possono gestire l’immigrazione in Italia».

I francesi hanno accusato il governo di «cinismo e irresponsabilità». Come risponde?
«I francesi fanno i fenomeni ma hanno respinto più di diecimila persone alle frontiere con l’Italia. Tra cui numerosissime donne e bambini. Tra parentesi, mi lasci ricordare che la regione italiana che più ha accolto è la Lombardia. Giusto per sottolineare che ogni accusa di razzismo è ridicola. Aggiungo che riguardo al nord Africa tutti noi, ahimè, paghiamo l’instabilità portata dai francesi in Libia e a sud della Libia».

Malta ha detto che non ha accolto l’Aquarius perché i soccorsi erano coordinati dal nostro Centro nazionale di soccorso marittimo. Ha torto?
«Noi mettiamo le navi, mettiamo gli uomini, mettiamo i porti e i soldi e abbiamo il coordinamento. Ma se altri possono fare meglio, ben venga: rivediamo le competenze, lo faccia l’Unione europea. Quanto a Malta, si è presa le molte competenze ma non controlla. Prende le risorse, ma non gli immigrati».

Rinnoverete gli accordi con la Libia per frenare le partenze dai loro porti?
«Per quanto riguarda il nord Africa, il mio desiderio è quello di essere nelle prossime settimane in Libia e in Tunisia per migliorare ancora i nostri rapporti. Per ovvi motivi non posso dire molto di più, ma certamente se questi Paesi avessero, per esempio, bisogno di nuove imbarcazioni per presidiare le acque, noi saremmo disponibili a fornirle. Ho anche appreso che belgi, austriaci e tedeschi hanno finalmente parlato di punti di raccolta e identificazione nel nord Africa, che è il nostro primo obiettivo. Centri gestiti in modo umano e solidale che possano prevenire partenze e magari morti in mare. Peraltro, ci sono anche altri Paesi che per noi sono molto significativi».

Parla dell’Egitto?
«Sì, vogliamo ricostruire buoni rapporti con l’Egitto. Io comprendo bene la richiesta di giustizia della famiglia di Giulio Regeni. Ma per noi, per l’Italia, è fondamentale avere buone relazioni con un Paese importante come l’Egitto».
Lei ha detto di voler rivedere i costi per l’accoglienza. Può dire qualcosa di più specifico?
«Qualcosa sì. Da luglio, con un decreto del ministro, ridurremo il contributo per chi chiede asilo. La prevengo e le dico che non è un fatto di ostilità, mi sono fatto dare alcuni numeri. Per ogni richiedente asilo, noi paghiamo 35 euro al giorno attraverso varie voci. La Germania garantisce 26 euro al giorno, l’Austria 23, la Polonia 20, la Francia 25. Significa che tagliare i costi è possibile. E occorre anche tagliare i tempi di esame delle domande. Aggiungo anche che in Italia c’è una lobby che si sta arricchendo in modo che non ritengo opportuno».

A che cosa si riferisce?
«Alla lobby degli avvocati d’ufficio. Non credo si possa passare per fessi. Nel 2018 le domande di asilo respinte sono state il 58%. Il problema è che il 99% dei respinti fa ricorso pressoché in automatico, perché lo Stato garantisce un avvocato d’ufficio che paghiamo tutti noi. Per giunta, si intasano i tribunali: lavorerò con il collega alla Giustizia per intervenire anche su questo».

Le prime iniziative del governo non hanno in qualche modo scosso la stabilità europea?
«La verità è che il nostro è l’ultimo appello per salvare un’Europa che sta morendo di ipocrisia e di silenzio. Se i nostri no e la nostra voce serviranno a suonare la sveglia, per ironia della sorte un giorno potremmo scoprire che a salvare l’Europa saremo stati proprio noi».

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.