Due morti e 18 feriti nell’incidente ferroviario tra un Tir e un treno a Caluso

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giampiero maggio
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Si aggrava il bilancio dell’incidente ferroviario accaduto poco dopo le 23,20 di ieri, mercoledì 23 maggio, sulla linea ferroviaria Torino – Chivasso – Ivrea. Salgono a due i morti. Uno è il macchinista del treno, Roberto Madau, 61 anni, di Ivrea. Fra pochi mesi sarebbe dovuto andare in pensione. L’altra vittima sarebbe l’autista del furgone di scorta che anticipava il passaggio dei due Tir che stavano effettuando un trasporto eccezionale e il primo dei quali centrato dal convoglio. Al momento, però, non si conoscono le sue generalità. I feriti sono 18, uno in condizioni gravissime (si tratta della capotreno, in coma farmacologico) e un codice giallo, entrambi trasportati al Cto; gli altri feriti, meno gravi, sono stati smistati nei vari ospedali del Torinese, tra Chivasso, Ciriè, il Giovanni Bosco di Torino e Ivrea.

 

 

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Le indagini

Intorno all’1 è arrivato il procuratore capo di Ivrea, Giuseppe Ferrando, con lui il comandante del nucleo provinciale dei carabinieri di Torino, il colonnello Emanuele De Santis, i vertici della Polfer. Sul luogo dell’incidente è stata organizzata una vera e propria task force. I vigili del fuoco hanno coordinando i soccorsi, ogni dettaglio viene vagliato e ancora non si sa quando il treno deragliato, con le tre carrozze fuori dai binari e le ultime due rimaste in carreggiata, potranno essere rimosse. «Mi hanno detto che ci vorranno due, forse tre giorni» scuote la testa Maria Rosa Cena, il sindaco di Caluso che sta organizzando assieme ai pompieri e alla protezione civile la macchina operativa. L’emergenza è stata coordinata da 118 e Città della Salute.

 

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Le testimonianze

L’autista del secondo Tir, quello che seguiva il primo centrato dal treno, racconta la dinamica dell’incidente. Arriva dalla Repubblica ceca, parla male l’italiano e si arrangia con un po’ di francese, ma riesce a spiegare che cosa è accaduto. «Andavamo a 5 all’ora, pianissimo, le luci del passaggio a livello erano verdi, ma quando il mio collega era in mezzo le sbarre si sono abbassate, le luci erano rosse ed è arrivato il treno. Sarà durato tutto pochi secondi». Alle prima luci dell’alba le divise dei vigili del fuoco sono ancora qui. Dalle finestre di una villa a poche decine di metri da dove si è fermato il locomotore filtrano ancora le luci accese. «E chi va a dormire, siamo tutti sotto choc. Pochi metri e il treno ci travolgeva tutti».

 

 

Ci sono i racconti. Ci sono le testimonianze. Come quella di un collega della vittima: «Povero Roberto, ancora pochi mesi e sarebbe andato in pensione, è una tragedia immane». O come quella di Paolo Malgioglio, 23 anni, di Torino. Era diretto ad Aosta, viaggiava sul primo convoglio: «Ad un certo punto è diventato tutto buio. Poco distante da me c’era una donna, la capotreno, mi chiedeva di aiutarla. La sentivo che diceva: “Non sento più le gambe, non respiro, aiutami”. E’ stato terribile, ho visto la morte in faccia».

LA STAMPA

 

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