«Lo stop alla Tav costerebbe all’Italia più che finire i lavori»

PARIGI– «Sono molto sorpreso perché sulla Tav Francia e Italia lavorano da una trentina d’anni. È una questione di sviluppo economico ma anche di una storia ancestrale tra l’Italia del Nord e la nostra regione. Grazie alla Torino-Lione formeremmo una regione tra le più ricche al mondo, senza pari in Europa e al livello della Silicon Valley». Etienne Blanc, 63 anni, è il vicepresidente di destra (Les Républicains) della regione Auvergne-Rhône-Alpes, e ha la delega a seguire e sostenere i lavori della «Lyon-Turin».

Negli ultimi mesi anche in Francia ci sono stati tentennamenti. Per esempio il rapporto Duron raccomanda una sospensione fino al 2038.
«Ma quel rapporto ha solo un valore consultivo. I deputati della République En Marche, il partito di Macron, sono d’accordo con noi, così come il presidente della Repubblica e il governo: vogliamo andare fino in fondo».

Prima dello stop italiano a che punto era la posizione ufficiale della Francia?
«Siamo in attesa della legge d’orientamento delle mobilità (LOI) che comincerà a essere dibattuta all’Assemblea nazionale a luglio, e che deciderà sulle vie di accesso al tunnel da parte francese. Quante farne, e quando. Il rapporto Duron consigliava un rinvio al 2030 o 2038 ma non aspetteremo tutto questo tempo, al massimo sceglieremo le vie di accesso da costruire subito e penseremo in seguito alle altre. Quanto al tunnel principale, è disciplinato dai trattati internazionali con l’Italia. Andremo fino in fondo».

A che punto sono i lavori?
«Sono stato sul cantiere un mese fa, è impressionante. Fermarci adesso, dopo che abbiamo già cominciato a scavare, sarebbe uno spreco assurdo. Viste le penali da pagare, per l’Italia sarebbe più costoso interrompere i lavori che proseguirli fino alla fine come concordato».

I contrari, sia in Italia sia in Francia, fanno notare che il traffico dei camion in questi anni è aumentato meno del previsto, e quindi cadrebbe una delle ragioni per costruire il tunnel.
«È vero in questi anni il traffico dei mezzi pesanti è diminuito, ma è dipeso dalla crisi economica. Ora che c’è la ripresa i Tir ricominciano a ingolfare le montagne. Il tunnel è necessario per questo, e perché rappresenta un potenziale economico straordinario per i due Paesi».

Che accadrà a luglio all’Assemblea nazionale se nel frattempo l’Italia si ritira?
«Continuare senza l’Italia sarebbe impossibile. Ma osservo che da un lato ci sono i Cinque Stelle che dicono fermiamo tutto, dall’altro la Lega che preferirebbe andare avanti. Se devono trovare un accordo, spero che sarà su un compresso che permetta la continuazione dei lavori. Non si può rinegoziare tutto da capo ma si possono fare degli aggiustamenti. Spero che la ragione prevalga, per il bene degli italiani e dei francesi. È paradossale che si dica no proprio a un’opera che dimostra l’utilità concreta dell’Europa, che finanzia in parte l’opera».

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.