Smartphone e non solo: arriva in Italia Xiaomi

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Xiaomi Mi Mix 2, il top di gamma dell’azienda cinese

Hardware, servizi internet e strategia di vendita: così Xiaomi parte all’attacco dell’Italia. L’azienda cinese ha avuto finora una distribuzione sporadica e non ufficiale nel nostro Paese, ma dal 24 maggio sarà presente in forze, prima con smartphone e braccialetti fitness, poi con scooter elettrici, smart tv, router e una gamma sempre più ampia di prodotti.

 La regola del 5

Il sito web è già attivo, anche se non è ancora possibile concludere gli acquisti, e curiosando tra le pagine si nota anche un link a Mediaworld, che vende uno degli smartphone più popolari di Xiaomi, il Redmi 5 Plus, disponibile anche su Amazon Italia. Come il top di gamma Mi MIX 2, uno dei primi smartphone tutto schermo, progettato da Philippe Starck, rappresenta bene l’essenza dell’azienda: design curato, buoni materiali, prestazioni eccellenti con pochi fronzoli. O, per dirla con le parole del fondatore Lei Jun: “Prodotti sorprendenti, prezzi onesti”

. Così onesti – si legge in una lettera aperta pubblicata qualche giorno fa – che i profitti sull’hardware di Xiaomi non superano il 5%. Per Jun è un impegno: “Se il margine netto supera il 5%, restituiremo l’eccedenza ai nostri utenti. È nostra convinzione che offrire un’esperienza utente di qualità elevata e costante nel tempo sia più importante che perseguire profitti hardware una tantum. Concentrarsi sull’efficienza è più importante dei profitti a breve termine. Siamo fiduciosi che il mantenimento di profitti ragionevoli diventerà inevitabilmente una tendenza del settore; insistere ciecamente per ottenere margini più elevati non sarà sostenibile”. Nel concreto, questo vuol dire occupare una fascia di mercato media o bassa, prendendo il posto di altri produttori storici che ora si concentrano sui modelli top: da Samsung a Huawei, da Lg a OnePlus.

 

Il fondatore Lei Jun

 

La quotazione

Jun è stato spesso definito lo Steve Jobs cinese: ha quasi 49 anni, indossa t-shirt nera e jeans come il fondatore di Apple, e in marketing, spot, lanci di prodotti, packaging, è evidente che la sua azienda segue senza neanche nasconderlo troppo le scelte stilistiche di Cupertino. Come OnePlus e Huawei, Xiaomi è il simbolo di una Cina sempre più aggressiva sul mercato degli smartphone: l’obiettivo di Lei Jun è diventare il primo produttore al mondo in cinque o dieci anni.

Intanto ha avviato il percorso verso la quotazione sulla borsa di Hong Kong. Potrebbe essere la maggiore Ipo dell’anno, e una delle più grandi di sempre: secondo il South China Morning Post, infatti, la società punterebbe a raccogliere l’equivalente di 10 miliardi di dollari (una cifra che non si vede dal 2014, quando Alibaba si è quotata a New York), per una valutazione attorno ai 100 miliardi che renderebbe Xiaomi la terza società cinese per capitalizzazione.

In otto anni di storia, la compagnia è passata da startup a gigante con un fatturato di 16 miliardi di dollari e 92,4 milioni di smartphone venduti nel 2017. Nel primo trimestre 2018, secondo i dati di Counterpoint Research, avrebbe più che raddoppiato le unità vendute rispetto all’anno precedente e conquistato una quota di mercato globale del 7,5%. Merito della crescita sui mercati emergenti, India in primis, dove ha superato Samsung ed è diventato il primo produttore di smartphone. Lo sviluppo all’estero è prioritario: gli smartphone in Cina nel primo trimestre 2018 le consegne sono scesi sotto quota 100 milioni per la prima volta dal terzo trimestre del 2013, nelle rilevazioni di IDC. Xiaomi ha firmato l’intesa con Ck Hutchison per distribuire i suoi modelli nei 3 Group Stores in Australia, Danimarca, Hong Kong, Irlanda, Italia, Svezia e Regno Unito. L’approdo negli Usa è a rischio per la stretta delle autorità di regolamentazione sull’import dalla Cina, ma anche così l’azienda è al quarto posto nella classifica globale dei produttori.

 

Alcuni dei prodotti a marchio Xiaomi

 

L’ecosistema

Xiaomi, però, non vuol dire solo telefoni: “Abbiamo creato una suite completa di prodotti che ruotano intorno ai nostri smartphone, tra cui periferiche mobili, hardware intelligente e prodotti per la casa. Sono oltre 90 le aziende in cui Xiaomi ha investito, e oggi in catalogo sotto il marchio arancione si trova di tutto: dallo scooter elettrico al purificatore d’aria (un milione di unità vendute), dalla vaporiera intelligente che imposta la cottura ottimale per il riso ai braccialetti fitness, dalla bici da corsa connessa alla tv intelligente, dal clone del Roomba ai droni. “Dobbiamo incubare e collaborare con almeno altri 100 Xiaomi per costruire con successo un nuovo, ricco ecosistema imprenditoriale globale”, scrive ancora Jun. Al momento sono oltre 100 milioni gli oggetti connessi già venduti in tutto il mondo, che si comandano con le app Xiaomi per Android o iOS. “La costruzione di un ecosistema globale ci ha fornito maggiori opportunità di sviluppo a lungo termine, ha ampliato i nostri confini e ha ulteriormente rafforzato le nostre fondamenta”, si legge ancora nella lettera del fondatore. “Con l’era dei big data e dell’intelligenza artificiale, crediamo che l’elevato volume di informazioni generato dal nostro ecosistema ci permetterà di comprendere meglio le esigenze dei nostri utenti e ci darà un vantaggio significativo per offrire prodotti e servizi migliori”.

 

La comunità

Anche l’apporto della comunità dei fan di Xiaomi è fondamentale: sono tanti, fedeli, molto attivi, e contribuiscono con feedback e idee allo sviluppo dei prodotti, oltre che alle vendite, con il passaparola: “Le buone aziende fanno profitti, le grandi aziende conquistano anche i cuori delle persone”, per dirla con le parole di Jun. La comunità italiana ufficiale è già molto ben sviluppata e si può raggiungere qui. I servizi, invece, nel nostro Paese arriveranno più in là: in Cina con uno smartphone Xiaomi si può pagare il biglietto dei mezzi di trasporto e fare shopping online e nei negozi, ma anche chattare, vedere film e programmi tv in streaming e molto altro. C’è una piattaforma per il gioco online e una per la pubblicità. Da noi, per ora gli smartphone cinesi potranno contare su un sistema proprietario di autenticazione e di backup sul cloud.

 

Fan di Xiaomi

 

Innovazione

Prima di Xiaomi, Lei Jun ha fondato Kingsoft e Joyo (venduta ad Amazon) ed è stato un investitore chiave in aziende leader di Internet in Cina come YY e UCWeb. La piattaforma di distribuzione online Mi.com è una delle più grandi in Cina e India, ma allo stesso tempo l’azienda di Pechino si è estesa al retail offline per portare nei negozi al dettaglio l’efficienza dell’e-commerce. Sono nati i negozi Mi Home in Cina e in India: finora sono 300, gestiti direttamente, oltre a centinaia di punti vendita autorizzati in tutto il mondo (in Europa ce ne sono tre a Madrid e uno a Barcellona).

“Promuoviamo una cultura innovativa audace, non limitata alla tecnologia”, conclude Jun. “Siamo innovativi non solo nella tecnologia degli smartphone, inclusi materiali, display e chip, ma anche nel design, dove negli ultimi anni abbiamo ricevuto oltre 200 riconoscimenti a livello mondiale per il design industriale. (…) Lo spirito di innovazione è profondamente radicato in tutto ciò che facciamo e ci motiva ad accelerare la nostra esplorazione di acque inesplorate. Dare onestà alle imprese, dare calore alla tecnologia, dare felicità a tutti: la nostra missione non ha confini, e abbiamo appena iniziato”.

LA STAMPA

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