Il rock di Gianna Nannini al Concertone, parolacce per Sfera Ebbasta, il finale è dance

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Apertura con polemica immediata al Primo Maggio 2018 in piazza San Giovanni a Roma. Lodo, il cantante dello Stato Sociale che con Ambra Angiolini conduce il Concertone, ha iniziato alle 15 in punto in diretta su Rai3 con il suo gruppo interpretando il brano Mi sono rotto il cazzo ma cambiando il testo, e attaccando la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, Luca Cordero di Montezemolo, Giacinto della Cananea, Luca Cordero di Montezemolo.

Queste le parole di Lodo nella parte del testo modificato: “Mi sono rotto il cazzo della legge elettorale, di Maria Elisabetta Alberti Casellati, di Giacinto della Cananea, di Luca Cordero di Montezemolo: prima dei vitalizi sarebbe giusto tagliare i vostri cognomi, mi sono rotto il cazzo che difendiamo i confini, odiamo i neri e amiamo i gattini, della spesa militare, che è sempre colpa degli immigrati, che mia mamma dopo trent’anni a Bologna è sempre “la marocchina”. Mi sono rotto il cazzo della formazione del nuovo governo, che lo faccio con la Lega, con il PD ma senza Renzi, con Berlusconi, lo faccio con Casa Pound ma giuro senza il Duce. Mi sono rotto il cazzo di viva il lavoro ma senza i diritti, di viva i profitti ma senza tasse”. Tre anni fa il gruppo bolognese era stato censurato proprio per quel brano nel concerto di piazza San Giovanni.

Il concerto è poi continuato con le esibizioni di Maria Antonietta, Frah Quintale e l’applauditissimo set del rapper Achille Lauro, Mirkoeilcane, i rapper Nitro e Gemitaiz, Willie Peyote, Canova in vista della serata che sarà aperta da Ministri e Gianna Nannini, Sferaebbasta e Max Gazzè. Chiuderà il dj set del re della consolle Fatboy Slim.

Momenti di poesia e riflessione grazie a Ambra Angiolini che ha letto un brano tratto da Furore di John Steinbeck del 1939. “Dove c’è lavoro per uno, accorrono in cento. Se quell’uno guadagna trenta centesimi, io mi contento di venticinque. Se quello ne prende venticinque, io lo faccio per venti. No, prendete me, io ho fame, posso farlo per quindici. Io ho bambini, ho bambini che han fame! Io lavoro per niente; per il solo mantenimento”. Si è parlato anche di sicurezza del lavoro in momento a due con Ambra che ha letto le parole di un brano di Chico Buarque de Hollande che racconta la storia di un muratore che saluta la moglie e va in cantiere e muore per un infortunio. “Sono passati molti anni da questa canzone eppure non è cambiato molto, si muore ancora di lavoro – ha detto Lodo ricordando che quest’anno in Italia sono morte 632 persone e ribadendo che “se non si investe in sicurezza si è complici di una strage”.

La scaletta miscela pop e rock, rap e musica elettronica dosando stili e generi. Partito con il rap, e con la proposta per i più giovani, con i rapper Frah Quintale, Gemitaiz e Achille Lauro, con i nuovi cantautori Galeffi e Gazzelle, e proseguito con il pop: c’è il pop-rock dei Canova e quello sanremese di Francesca Michielin, in una continua ricerca di contatto con il pubblico più giovane, il Primo Maggio nel pomeriggio ha poi dato conto anche della resistente scena rock italiana: con i pisani Zen Circus, nati nel centro sociale Macchia nera, e poi con il ritorno di John De Leo che, ormai lontani i tempi del suo esordio nei Quintorigo, ha continuato da solista con la sua ricerca e le sperimentazioni intorno alla voce: John De Leo ha reso omaggio a Fabrizio De André interpretando la sua La canzone del maggio, la sua Apocalissi mantra blues e dal repertorio dei Quintorigo Bentivoglio Angelina. E soprattutto l’omaggio agli Skiantos di Mamma sono ribelle e Mi piaccion le sbarbine, poco prima della pausa preserale, con una superband composta da membri di Fast Animals and Slow Kids, Ex Otago, Rondanini degli Afterhours e Lodo e Cimini de Lo Stato Sociale. Grandi applausi sul finale in perfetto stile punk: “Siete un pubblico di merda”.

Nella pausa Lodo ha incontrato il segretario reggente del PD Maurizio Martina nel backstage: “Mi ha dato un pronostico largo sulla data di formazione del nuovo governo ma non lo dico”, ha detto il cantante de Lo Stato Sociale. Martina ha poi sottolineato come “essere qui, come a Prato, in un momento delicato vuol dire riaffermare la centralità del lavoro, davanti alle nuove tutele, ai nuovi diritti, al lavoro sottopagato”. Poi Lodo rivela che sono stati gli autori a proporgli di aprire il concerto con Mi sono rotto il cazzo. “Ho accettato, credo sia importante piuttosto che forzare le regole, che considero sbagliato, forzare un po’ il limite”.

La serata si è riaperta con un tentativo poco riuscito di coinvolgere la piazza nel coro di Bella ciao eseguita dall’arpista Micol, in una versione inedita ma forse troppo poco ritmica. Poi ecco I Ministri, evocati anche per la loro capacita, sottolineata da Lodo, “di seguire e interpretare quanto accade nella realtà italiana e non solo all’interno delle loro camerette”, e poi con Gianna Nannini che si è esibita seduta su un trono per via dell’incidente di inizio aprile a Genova.

Ecco la rocker senese in una trascinante versione di Dio è morto dei Nomadi e poi con la sua Fotoromanza, con tutta la piazza a cantare in coro il celebre ritornello “Questo amore è una camera a gas”. Dopo il trionfo di America, un intoppo nell’attacco di Sei nell’anima, la Nannini sembra dimenticare le parole, perde il contatto con il chitarrista: “Scusate, dobbiamo ripetere, del resto siamo in diretta dunque dobbiamo ripetere”. Infine la firma, come la definisce Ambra, con la passerella in stampelle lungo il palco.

Quindi il boato per l’arrivo di Sfera Ebbasta, giubbotto di pelle bianca, il vituperato marsupio degli anni Novanta portato con nonchalance al posto della cinta, occhialini con lacrima rossa che sembrano quasi quelli che si indossano per il cinema 3D: un alieno. Che riesce però a infiammare la piazza con Tran Tran, Ricchi per sempre, Sciroppo, Cupido per la quale chiama l’urlo di tutte le ragazze presenti in piazza. Infine, ecco Rockstar title track dell’album da settimane nei primi posti della classifica dei dischi più venduti. Sfera Ebbasta sancisce poi lo sdoganamento delle parolacce al Concertone del Primo Maggio a Roma: un ‘vaffa’ accompagnato dal dito medio esibito in diretta tv in prima serata su Rai3 proprio durante il suo ultimo pezzo, Rockstar appunto.

La musica italiana mette in mostra tutte le sue anime. Raccolta e intima, persino in una grande piazza stracolma come quella di San Giovanni, grazie ai due set di Max Gazzè e Carmen Consoli: il primo accompagnato da un’orchestra di archi rilegge suoi successi come Vuota dentro, La leggenda di Cristalda e Pizzomunno, Sotto casa e Una musica può fare; la seconda in formazione con il trio acustico rilegge una delle sue canzoni di più grande successo come Amore di plastica, e ancora In bianco e nero, Tano e A finestra. Poi il nuovo pop d’autore si prende la scena con Ermal Meta, che fa cantare tutta la piazza con Non mi avete fatto niente e Vietato morire (lui opportunamente aggiunge: “Sul lavoro”) e con l’elettronica di Cosmo, che travolge la piazza e poi vi si perde letteralmente dopo uno stage diving sul finale di L’ultima festa: “Però poi ridatecelo”, scherza Ambra rivolta alla folla in mezzo alla quale Cosmo si è letteralmente perso. Torna prepotente il pop-rock grazie a Le Vibrazioni che fanno cantare la piazza sulle note di Dedicato a te, Vieni da me e la sanremese Cosi sbagliato.

Prima del set de Le Vibrazioni, Lodo e Ambra da piazza San Giovanni a Roma si collegano idealmente con Taranto. “Il Primo Maggio è uno solo”, dicono, “la competizione tra ‘Primi Maggi’ è la cosa più stupida che ci possa essere. Questo è il saluto di questa piazza a Taranto”. Poi Lodo, da musicista a musicista, aggiunge: “Lì ci sono tanti miei amici e colleghi”.

Tocca di nuovo a Lo Stato Sociale. Lodo smette i panni di presentatore e indossa la fascia tricolore da sindaco come tutto il gruppo e sulle note dell’Inno di Mameli la band introduce il brano classificatosi secondo all’ultimo Festival di Sanremo Una vita in vacanza. Sullo schermo intanto passano immagini sulla candidatura della band come improbabile forza politica: “Vota Stato Sociale, e sai cosa bevi”; “L’alternativa improbabile a un governo impossibile”. Poi immagini di testate di quotidiani (reali) con titoli a loro dedicati: “Fico non ha combinato nulla, il suo mandato è finito: la parola a Lo Stato Sociale”; “Lo Stato Sociale: ogni paese ha la legge elettorale che si merita”; “Più canzoni, meno consultazioni” e, infine, “Mattarella, ricordati degli amici”.

Divertente il siparietto, solo per la piazza durante la pubblicità, che Lodo ha dedicato a Bello Figo, “un genio della musica, che non può andare in televisione”, interpretando voce e chitarra uno dei suoi brani. Infine Lodo e soci hanno suonato Sono così indie, mentre sullo schermo passavano immagini di politici italiani, da Di Maio a Salvini da Renzi a Fico, e leader europei come la Merkel affiancata all’immagine di Hannibal the cannibal. Gran finale con la musica cinematica dei Calibro 35 e con il dj set di Fatboy Slim che tra citazioni morriconiane e beat trascinanti ha fatto ballare tutta la piazza mentre sullo schermo passavano le immagini di artisti internazionali come Prince, David Bowie e il nostro Rino Gaetano.

REP.IT

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