Corsa per i fondi a tasso zero, così i giovani imprenditori si riprendono il Mezzogiorno

alberto abburrà, filippo femia

Nel 2065 al Sud vivrà meno di un terzo della popolazione attuale. La grande fuga dal Mezzogiorno, fotografata dall’Istat, non sembra arrestarsi. Negli ultimi 15 anni sono oltre 200 mila i laureati che si sono trasferiti al Centro-Nord in cerca di lavoro. Per provare a fermare questa emorragia il governo ha puntato su programmi come «Resto al Sud», un piano di finanziamenti per imprenditori under 35 delle otto regioni meridionali. Il progetto è stato affidato a un’agenzia ministeriale, Invitalia, e ha un budget di un miliardo e 250 milioni di euro. Ogni soggetto può chiedere 50 mila euro, fino a un massimo di 200 mila per una società di quattro membri. Il 35% del finanziamento è a fondo perduto, il resto è concesso dalle banche convenzionate e va restituito in 8 anni. Gli interessi sono a carico dello Stato, per cui il tasso è zero. Non essendo un bando non ci sono scadenze né graduatorie: le domande vengono valutate con un criterio cronologico fino all’esaurimento dei fondi.

 I requisiti: non bisogna avere un contratto a tempo indeterminato, essere titolare di un’impresa o aver ricevuto agevolazioni nazionali negli ultimi tre anni. E non si può investire in attività agricole, di commercio o libere professioni. Invitalia promette una risposta entro 60 giorni, ma chi ci è passato racconta di tempi ancora più rapidi. «In un mese abbiamo inviato la domanda, siamo andati a Roma per il colloquio e abbiamo ricevuto l’ok» spiega Luigi. Idem Francesco: «Mi sono stupito di quanto sia stata veloce la procedura».

 

A oggi sono state presentate oltre 1400 domande (una cinquantina quelle approvate, altre 5 mila sono in arrivo), per un totale di oltre 85 milioni di investimenti che, si stima, creeranno 5370 posti di lavoro. Quasi una domanda su due (46%) arriva dalla Campania. Seguono Sicilia e Calabria (16%). Buona la partecipazione delle donne: il 43%. Il progetto permette a molti ragazzi che avevano lasciato il Sud di rientrare, ma attrae anche i giovani del Nord (purché siano disponibili a trasferirsi dopo l’ok al progetto).

 

«Mettiamo i ragazzi nella condizione di inventarsi un lavoro» dice l’ad di Invitalia, Domenico Arcuri. «Per la prima volta gli incentivi coprono il 100% degli investimenti e questo abbatte un muro che nel Mezzogiorno spesso è invalicabile: l’accesso al credito».

 

LE STORIE

 

LA VISIONARIA – “Con i miei video 3D faccio vivere le chiese”

«Troppi giovani del Sud si lamentano ma restano con le mani in mano. Io amo la mia terra, lasciarla sarebbe stato un fallimento. Per questo mi sono rimboccata le maniche». Nella voce di Federica Novella c’è la determinazione di una 23enne che sta realizzando il suo sogno. Si definisce smanettona e con i 36 mila euro in arrivo da «Resto al Sud» aprirà un laboratorio di stampa 3D e videomapping, la tecnica multimediale usata per proiettare effetti grafici su superfici reali. A Mineo (provincia
di Catania), dove abita, le sue creazioni hanno dato vita alla facciata della chiesa di Santa Maria per la festa patronale. In città ha sede uno dei più grandi centri per richiedenti asilo. E il progetto di Federica punta a coinvolgere anche i giovani extracomunitari con alcuni laboratori. Magari per creare altri portachiavi come il suo, una Sicilia in miniatura stampata in 3D. Ma il suo sogno è un altro. «Il mio fidanzato lavora in spettacoli pirotecnici, sogno di unire le forze e fare uno show con videomapping e fuochi artificiali».

 

GLI ENOLOGI – Luigi e Salvatore, nuova vita sotto l’Etna

Luigi Ciranni ha 35 anni, Salvatore Mangano 34. Coltivano un sogno che è quello di tanti ragazzi siciliani: realizzarsi senza abbandonare l’isola. Dopo tanti contratti stagionali, però, la vita rischiava di portarli altrove. In Australia o negli Usa, per esempio, dove gli enologi come loro hanno più opportunità. «Trovare un impiego stabile nel nostro settore è molto difficile» spiega Luigi. L’idea ce l’hanno da tempo: in tutta la Sicilia orientale non esiste un laboratorio per le analisi del vino e i produttori sono costretti a rivolgersi altrove. Per lanciarsi servivano migliaia di euro. Un bel problema. Almeno fin quando non è saltato fuori «Resto al Sud». In attesa dei fondi stanno costituendo la società. Il nome del laboratorio l’hanno già scelto: «Ci.ma Lab», ispirato ai loro cognomi ma anche alla punta dell’Etna che sovrasta Randazzo, il paese dove vivono. Era quello che cercavano: un lavoro e la vista sul vulcano. Ce l’hanno fatta due volte.

 

L’EX BALLERINA – Tra Veneto e Sicilia, la svolta di Tiziana

Quando, nel 2008, si trovava a Salisburgo, Tiziana Passoni non avrebbe mai immaginato che dieci anni dopo sarebbe andata a vivere a Palermo. Originaria di Portogruaro (provincia di Venezia), si trovava in Austria per un master di danza contemporanea, la sua passione fin da piccola. Il suo secondo amore, i cani, diventerà presto il suo lavoro. Nel capoluogo siciliano, a 1500 chilometri da casa, trasferirà la residenza per aprire un negozio di toelettatura dedicato ai cani. Da «Resto al Sud» è arrivato un finanziamento di 30 mila euro. «Sono specializzata nel taglio a forbice e punto a un servizio di qualità», spiega. Nella sua foto profilo di Facebook abbraccia Cocò, l’inseparabile brichon frisé che vive con lei e il fidanzato. Probabilmente sarà lui il primo cliente a quattro zampe. «Nel negozio proporrò anche ozonoterapia e cromoterapia per i cani. Anche i cani hanno diritto al benessere».

 

L’INGEGNERE – “Lascio la ditta dei miei e ci provo da solo”

C’è qualcosa di meglio di un posto fisso nell’azienda di famiglia? Per Francesco Merlino sì: mettersi in proprio e tentare il grande salto. Lucano, laureato in ingegneria, sta per compiere 34 anni e da 3 lavora con i parenti che commercializzano prodotti per il trattamento domestico dell’acqua. Quando ha saputo di «Resto al Sud» non ha avuto dubbi: «Il limite per candidarsi era 35 anni, ho pensato che non avrei avuto altre occasioni». L’idea è stata passare dalla vendita alla produzione. Ha progettato un impianto per la depurazione dell’acqua che non utilizza pompe con l’obiettivo di ridurre costi, rumori e l’incidenza dei guasti. «Sul mercato non c’è nulla di simile, per questo voglio provarci». Dopo aver risolto il rapporto con la vecchia azienda, si prepara a lanciare quella nuova. L’obiettivo è realizzare 20 pezzi al mese sfruttando anche le competenze di alcune imprese locali. «Parto da solo, poi in futuro si vedrà».

LA STAMPA

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