Danni al Dna e tumori. Le sigarette elettroniche adesso fanno paura

paolo russo
roma
 

Doccia fredda per gli svapatori che credevano, sostituendo il vapore al fumo, di essere al riparo da tumori e malattie cardiache. Dopo aver esaminato su commissione del Congresso Usa 800 studi, gli esperti dell’Accademia americana delle scienze hanno sentenziato che le e-cig faranno anche meno male delle sigarette tradizionali, ma possono danneggiare il Dna, facendo aumentare il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e il cancro a polmone e vescica.

 «È una notizia che non rassicura perché non potendo valutare gli effetti a lungo termine dell’uso delle e-cig, da troppo poco tempo sul mercato, gli studiosi americani hanno utilizzato il metodo sperimentale di osservare eventuali modifiche del Dna che possano far presumere l’insorgenza di queste malattie», commenta Roberta Pacifici, Direttrice del centro farmaco e tossicodipendenze dell’Istituto superiore di sanità (Iss).

Effetti simili a quelli evidenziati sul Dna dei topi sono stati osservati in laboratorio anche sulle cellule umane di polmoni e vescica dove si è per la prima volta rilevato un maggior tasso di mutazione e trasformazione in cellule tumorali.

«E dobbiamo anche studiare gli effetti sui polmoni degli aromi, come quelli alla vaniglia o al cioccolato, che mandano in circolo micro particelle studiate solo come additivi alimentari e non da inalazione», aggiunge Pacifici.

 

Nonostante i dubbi le e-cig sono comunque meno dannose delle classiche “bionde”. «Ci sono evidenze conclusive che, sostituendo del tutto le sigarette tradizionali-è scritto nel rapporto Usa- si riduce l’esposizione del consumatore a molte sostanze tossiche e cancerogene presenti nel fumo».

 

Comunque anche svapare provoca dipendenza dalla nicotina, pur meno grave rispetto alla sigaretta. Però negli adulti che già fumano possono aiutare ad abbandonare il vizio. Al contrario, i giovani che mai hanno acceso una sigaretta rischiano di passare dal vapore al fumo.

 

Intanto il nostro Iss vuole, vederci chiaro anche sulle I-Qos, le nuove sigarette elettroniche che sprigionano vero fumo senza però bruciare il tabacco, ma scaldandolo con un meccanismo a induzione. Secondo i produttori questo metterebbe i fumatori 4.0 al riparo dalle sostanze cancerogene che si inalano con la combustione vera e propria. L’Istituto ha richiesto alla Philip Morris – che le produce – tutta la documentazione per iniziare a studiarne gli effetti, mentre l’Fda (Food and drug administration americana che regolamenta farmaci e dispositivi di questo genere), ha affermato che non ci sono prove sufficienti per dire che aiutino a ridurre il rischio di malattie da tabacco. Tanto da rinviare ancora la decisione di autorizzare la commercializzazione di I-Qos oltreoceano, mentre in Italia stanno invadendo il mercato: secondo l’Iss già in 600mila le hanno provate e il 44% non era un fumatore. Un esercito che di questo passo supererà il milione 300 mila fan della svapata.

LA STAMPA

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