Ferrari elettrica e nuovo Suv La doppia sfida di Marchionne

E la Jeep pensa a un modello ultracompatto per il mercato italiano
AP

Sergio Marchionne con una Ferrari davanti alla Borsa di New York, nel 2015, in occasione della Ipo della rossa di Maranello a Wall Street

 teodoro chiarelli
inviato a detroit
 

Non ha dubbi Sergio Marchionne. «Se qualcuno fa la supercar elettrica, la fa Ferrari. Saremo i primi a realizzarla: direi che è un atto dovuto. E non importa se poi la vendiamo o meno». Indossato al Salone dell’auto di Detroit il cappello di presidente e amministratore delegato della casa di Maranello, il manager italo canadese non va però oltre. «La faremo perché la dobbiamo fare». Un’idea di futuro, un impegno da assolvere per un’azienda che vuole continuare a essere la numero uno nel suo elitario segmento anche di fronte a un mondo in rapido cambiamento.
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Una “rossa” elettrica? Qualche purista potrebbe storcere il naso. Altri probabilmente si diranno entusiasti. Ma, fa capire Marchionne, si sbaglierebbe a pensare che esistano già strategie delineate e definite. Un’idea di futuro, questo sì. Unica concessione il fatto che di auto elettrica si potrebbe iniziare a parlare nero su bianco nel nuovo piano industriale di Ferrari che verrà presentato a marzo a Maranello. «Il nuovo piano includerà le auto ibride, quindi partire da lì per arrivare all’elettrico è facile».

 

Finora Fca non ha investito quanto altri gruppi nei veicoli elettrici e a guida autonoma. La strategia di Marchionne ha privilegiato partnership con società come Waymo di Google per la Chrysler Pacifica, che sta riscuotendo successo in California. Fca si è alleata con Bmw, Intel e Mobileye nello sviluppo di una piattaforma tecnologica per la guida autonoma Una collaborazione “in linea” con l’obiettivo di mettere su strada 40 veicoli autonomi sperimentali entro fine 2017. Marchionne prevede che metà delle auto prodotte nel mondo entro il 2025 sarà elettrica o ibrida.

 

Da qui l’invito all’industria automobilistica a reinventarsi, anche se al momento è un passo di sicuro non redditizio. A Detroit, Marchionne ricorda che i progetti di Maranello includono anche un Suv della rossa. La data? Entro il 2020, annuncia. Ma non aspettatevi, precisa, niente di paragonabile a ciò che circola oggi. Nessuna competizione con Porsche, per carità. Anzi, non sarà un Suv, ma un “Fuv” (copyright del manager con il maglioncino nero), ossia un “Ferrari Utility Vehicle”. «Sarà il suv più veloce sul mercato». Una vettura con tutte le caratteristiche del suv, arricchito dello stile inconfondibile, della tecnologia all’avanguardia e del design unico della Ferrari. Accompagnati da una produzione limitata che confermi l’esclusività del marchio.

 

Reindossato il cappello di ad di Fca, Marchionne lancia un messaggio ai dipendenti italiani del gruppo. «L’impegno come lo abbiamo preso qui negli Stati Uniti lo prendiamo anche in Italia. Stiamo aumentando l’organico a 60 mila persone negli Usa e adesso ne aggiungiamo 2.500. Se lo gestiamo bene, lo stesso futuro arriverà anche in Italia. Dateci il tempo per farlo». In questa direzione va l’annuncio che la produzione di un’altra Jeep in Italia, oltre alla Renegade di Melfi, «è possibile». Poi aggiunge: «Potremmo riempire tutti gli stabilimenti con Alfa Romeo e Maserati, è più intelligente da fare di altro». Nei mesi scorsi si è parlato della possibilità di portare a Pomigliano d’Arco la produzione della Jeep Compass, nell’ottica del trasferimento in Polonia della produzione della Panda. Mike Manley, responsabile del marchio Jeep, dopo aver presentato al Motorshow la nuova Cherokee, prospetta un’altra possibilità. «Siamo molto interessati a vedere se in Europa c’è spazio per un segmento di suv più piccoli che stiamo progettando sotto il Renegade. Credo che guarderemo a questo molto seriamente». Un suv ultracompatto che avrebbe dimensioni analoghe alla Panda, ma con un valore aggiunto di gran lunga superiore. Insomma, pensare allo stabilimento campano non appare fuori luogo. Marchionne nei giorni scorsi ha dichiarato che Jeep può arrivare entro il 2022 a superare i 5 milioni di auto vendute. «Tempistica a parte – spiega Manley – è possibile per Jeep arrivare a vendere un suv su cinque su un mercato globale che vale 25 milioni di pezzi. E’ una giusta aspirazione. Con un giusto sviluppo è possibile centrare l’obiettivo».

LA STAMPA

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