“Tre operazioni sospette dietro la vendita del Milan”

emilio randacio
milano
 

Dodici pagine per tracciare l’origine di 300 milioni di euro. Le prime tre tranche con cui, lo scorso anno, il finanziere cinese Yonghong Li ha gettato le basi per la scalata all’Ac Milan, società per 31 anni nelle mani di Silvio Berlusconi.

 È la conferma dell’inchiesta che la procura di Milano ha aperto sulla vendita della società rossonera. Da circa venti giorni i pm hanno puntato il faro sull’origine di parte dei 740 milioni serviti per ottenere la maggioranza del club.

 

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A luglio, era stato lo storico legale dell’ex Cavaliere, Niccolò Ghedini, a presentare spontaneamente in procura i documenti che attestavano la regolarità dell’operazione, certificata da due importanti banche internazionali. Ma, come impone la legge in materia di lotta al riciclaggio, anche Banca d’Italia ha svolto le sue verifiche. E proprio le conclusioni alcuni mesi fa sono state inviate al Nucleo di polizia valutaria di Milano, che ha poi firmato il primo rapporto ufficiale sull’affaire Milan. Questo iter è previsto dalla legge nei casi in cui si «sospettano o si hanno ragionevoli motivi per sospettare che siano in corso o che siano state compiute o tentate, operazioni di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo».

 

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Sulla vendita del Milan, ci sono irregolarità o procedure anomale già accertate? Al momento i passaggi di denaro tracciati vengono bollati – come ha riportato ieri l’agenzia Agi – sotto la dicitura di «segnalazioni di operazioni sospette (Sos)». Le Sos sono i rapporti che banche, intermediari finanziari, operatori sono obbligati a consegnare all’Uif, l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, quando sospettano operazioni di presunto riciclaggio.

In questo caso, i 300 milioni sono stati versati dall’attuale proprietario del Milan, attraverso finanziarie di Hong Kong. Questo non vuol dire che si possano già ipotizzare reati. Le conclusioni spetteranno al lavoro di verifica che svolgerà il procuratore aggiunto di Milano, Fabio De Pasquale, sul cui tavolo a dicembre è stato consegnato il rapporto. Il dato, però, contrasta con le dichiarazioni del procuratore capo, Francesco Greco, che sabato aveva sostenuto come non ci fosse alcuna attività investigativa in corso.

La notizia dell’invio delle carte alla procura, arriva due giorni dopo quanto anticipato da La Stampa. Una informazione che ha scatenato polemiche politiche durissime partite dagli uomini più seguiti dall’ex Cavalier Berlusconi, e commenti sui quotidiani vicini al centro destra. Su questo tema, ieri, l’Ordine dei giornalisti della Lombardia ha preso posizione, smentendo ricostruzioni sugli autori degli articoli. «L’indicare con nome e cognome un collega qualificandolo come “presidente” (o, in alternativa, “capo”) del Tribunale dei giornalisti lombardi e sollecitandolo ad assumere decisioni (le dimissioni, ndr) e iniziative in proposito in relazione non alla sua attività disciplinare ma a quella strettamente professionale – scrive l’Ordine – è scorretto sotto ogni punto di vista e soprattutto, ad oggi, rappresenta una pressione sfornita di ogni presupposto di fatto e di diritto».

Sulla trasparenza della vendita del Milan, infine, da novembre giace ancora senza risposta un’interrogazione parlamentare del Movimento 5 stelle.

LA STAMPA

 

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