Paura dei migranti, non dell’euro. Ecco la benzina del populismo

il 40% si vede multietnico. Dubbi anche tra gli elettori Pd sulle frontiere aperte
AFP

Il 41 per cento dei nostri lettori ritiene l’immigrazione più un’opportunità che una minaccia, ma ben il 38% una minaccia (o una preoccupazione), e il 21 ha un punto di vista neutrale, o incerto. Quasi il 40 per cento crede in un’Italia multi-etnica, ma il restante 60 per cento rifiuta questa idea, o almeno ha dei dubbi seri

jacopo iacoboni, james politi
 

Più che il no all’euro, un atteggiamento di crescente, forte chiusura sull’immigrazione. Secondo un’inchiesta del Financial TimesLa Stampa, l’ostilità verso i migranti, e dubbi diffusi sul fatto che l’Italia possa diventare con successo una società multietnica, stanno dando benzina alle forze populiste molto più che la spinta a uscire dall’euro.

A metà novembre La Stampa e il Financial Times hanno proposto ai lettori italiani di condividere con noi le loro idee su Europa e immigrazione. Abbiamo ottenuto più di 1100 risposte provenienti da tutto il Paese, moltissime dal Nord produttivo. L’inchiesta che vi proponiamo è stata un tentativo di raccontare – attraverso un campione non statistico, non si tratta di un sondaggio – il clima e i sentimenti diffusi tra i lettori della terza più importante economia europea, a pochi mesi dalle prossime elezioni politiche italiane – attese a marzo del 2018 – che potranno essere decisive per il futuro dell’Europa.

Secondo gli ultimi sondaggi, il Partito democratico, il principale partito che sostiene la maggioranza di governo, guidato dall’ex premier Matteo Renzi, si trova davanti a una durissima sfida lanciata dal M5S, nato come forza antiestablishment, che oggi tenta di accreditarsi con ambienti di potere italiani, e viene spesso dato in testa, da diversi istituti; si assiste poi al ritorno del centrodestra di Silvio Berlusconi, che include però gli euroscettici della Lega di Matteo Salvini.

 

Le risposte dei lettori mostrano in maniera chiara che l’insoddisfazione verso i migranti è un elemento molto più presente nella società italiana rispetto alla volontà di uscire dall’euro, o all’insoddisfazione per l’Europa. Più dei due terzi dei nostri lettori credono che l’Ue sia stata un aiuto per il Paese, e sono largamente contrari a un’uscita dall’Unione. Anche i sostenitori di M5S e Lega sono spaccati a metà su questo, e non sono affatto monoliticamente convinti della tesi no-Ue. Per esempio Giuseppe Di Martino, consulente informatico di Maiori, vota M5S perché «l’unico partito giovane e che antepone i fatti alle chiacchiere». E però Di Martino è totalmente pro euro («l’euro è una grande opportunità in quanto fornisce stabilità al nostro apparato economico e fa da cuscinetto ai repentini cambiamenti economici e finanziari; diversamente avremmo vissuto e intrapreso la stessa fine dell’Argentina e dell’attuale Venezuela»), e vuole accogliere gli immigrati: «Noi italiani siamo la società, il popolo, più “bastardo” che esista; un mix di geni e culture ereditate e assorbite nei secoli. Questo meccanismo sta continuando e ci porterà ancora una volta ad aggiungere cultura, tradizioni, ingegno alla nostra terra».

 

«Lasciare l’Europa sarebbe del tutto negativo e complicato, per il Paese, perché la classe politica sarebbe incapace di agire con efficienza su questo fronte», dice Daisy Astrella, studentessa di scienze politiche a Torino ed elettrice del M5S. Francesco Preziosa, pensionato pugliese che vota per il Pd, aggiunge: «Credo sia meglio comunque esser parte di un’unità imperfetta, piuttosto che star soli e abbandonati, e pieni di debito com’è l’Italia».

 

Sull’immigrazione però le cose cambiano, e i punti di vista si mescolano. Il 41 per cento dei nostri lettori la ritengono più un’opportunità che una minaccia, il 38 una minaccia (o una preoccupazione), e il 21 ha un punto di vista neutrale, o incerto. Quasi il 40 per cento crede in un’Italia multi-etnica, ma il restante 60 per cento rifiuta questa idea, o almeno ha dei dubbi seri. Il disagio nei confronti degli immigrati è altissimo, com’era presumibile, tra i votanti della Lega, ma è assai rilevante che si registri un disagio non piccolo anche tra i sostenitori del Pd. Specie al Nord. Maurizio Sulig, ufficiale a riposo, elettore Pd, in provincia di Bolzano, argomenta così: «Temo che l’Italia stia gestendo male il fenomeno epocale ed ineludibile dell’immigrazione».

 

«Il problema sono le enormi differenze culturali tra l’Islam e l’Occidente», osserva Stefano Vitali, dirigente di Torino, elettore Pd, nella fascia d’età tra 51 e 65 anni. «La storia ci insegna che la coesistenza è impossibile, che uno annienterà l’altro e, da quello che possiamo vedere oggi, la civiltà occidentale sarà distrutta. È alle nostre porte un nuovo, oscuro medioevo».

 

Claudio Morelli, dirigente d’industria, di Bergamo, molto stabile, che vota Forza Italia («sono di destra senza per questo essere un sostenitore di estremismi. Mi ritengo un conservatore. Detesto la sinistra ideologizzata e il politicamente corretto»), riflette: «Credo poco nella multietnicità ma ancor meno nella multiculturalità. Perché? Mi pare che in Europa vi siano illuminanti esempi».

 

Valentino Massardi, pensionato, aveva una tipografia, a Puegnago sul Garda; vota Lega (anche se «non sono leghista e forse per la prima volta voterò per la Lega, ma solo per elezioni regionali eventualmente e per dare un segnale. Ho votato ai tempi per il partito socialista, e pure per il Pd sperando in Renzi. Comunque la Lega in una coalizione di centrodestra dovrà smorzare i suoi eccessi. Non voterò mai per i 5 stelle»). Ritiene che «l’immigrazione possa essere una necessità e una risorsa, ma l’Italia non è in grado di governarla efficacemente. Dove abito ora non ci sono rifugiati o altro. Nei paesi limitrofi c’è molto scetticismo e in alcuni insofferenza. A volte giustificata».

 

Il campione delle risposte che abbiamo ricevuto è orientato in prevalenza verso lettori che votano Pd (ma con quote molto significative di elettori degli altri partiti, M5S e centrodestra), e vive nelle regioni del Nord Italia, dov’è più forte l’economia produttiva del Paese. Naturalmente c’è anche chi dice che l’Italia dovrebbe uscire dall’Unione europea. O dall’euro tout court. «Da quando l’euro è arrivato in Italia, i prezzi di qualunque cosa sono schizzati e il mio salario è rimato congelato per otto anni. Non arrivo alla fine del mese, ho un figlio di cui occuparmi, e a cui vorrei assicurare una vita sicura e dignitosa», spiega Sofia Tatu, elettrice M5S, insegnante di sostegno di ragazzini con disagi mentali a Bologna.

 

È emerso più volte, nel corso della nostra inchiesta, un sentimento di ansia per il futuro economico dell’Italia. «Non penso che avrò una pensione, ci sono troppi pochi giovani, e non abbastanza soldi», osserva Diego Renzi, studente di filosofia in Abruzzo, e sostenitore del M5S. «Se le cose non cambiano, e non solo in Italia, le cose non andranno bene». Non è sentimento isolato. Molti dei nostri lettori pensano che le due elezioni che hanno sconvolto il mondo nel 2016 – la Brexit e l’elezione di Donald Trump in America – siano state qualcosa di assai negativo. Angela Merkel, nonostante tutte le sue difficoltà, appare loro il leader in cui riporre la maggior fiducia.

LA STAMPA

 

 

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