Famiglia avvelenata con il tallio a Nova Milanese, il nipote 27enne arrestato per omicidio premeditato

Le tre vittime dell’avvelenamento da tallio: Patrizia Del Zotto (63 anni), il padre Giovanni Battista Del Zotto (94 anni) e la madre Gioia Maria Pittana (91 anni) Le tre vittime dell’avvelenamento da tallio: Patrizia Del Zotto (63 anni), il padre Giovanni Battista Del Zotto (94 anni) e la madre Gioia Maria Pittana (91 anni)
Un’inchiesta durata due mesi. Tre morti e altri cinque avvelenati. E un killer misterioso: il tallio. Un metallo letale per l’organismo. Nel giorno di Sant’Ambrogio arriva la svolta nell’inchiesta sul caso di Nova Milanese. I carabinieri del Comando provinciale di Milano, guidati dal colonnello Luca De Marchis, hanno arrestato Mattia Del Zotto, 27 anni. Il giovane è ritenuto responsabile del triplice omicidio della zia Patrizia Del Zotto (63 anni) e dei nonni paterni Giovanni Battista Del Zotto (94 anni) e Gioia Maria Pittana (91 anni). La 63enne e l’anziano padre erano morti per primi, il 2 ottobre; pochi giorni dopo, il 13, si era spenta anche la madre. Gli omicidi – stando alla ricostruzione delle indagini – sono stati premeditati ed eseguiti «a mezzo somministrazione di solfato di tallio».

Altre cinque persone della famiglia sono state avvelenate dal tallio e sono sopravvissute: il marito e la sorella di Patrizia Del Zotto, la badante dei due anziani, e infine, ultimi in ordine di tempo, i nonni materni del ragazzo, i coniugi Alessio Palma, di 83 anni, e Maria Lina Pedon di 81, suoceri del 55enne Domenico Del Zotto (il padre del giovane Mattia, che in un’intervista al Corriere aveva dichiarato di non credere all’ipotesi dell’omicidio), ricoverati a metà novembre con gli stessi sintomi da avvelenamento da tallio. Martedì 5 dicembre i carabinieri del Gruppo di Monza, guidati dal tenente colonnello Simone Pacioni, e della compagnia di Desio, diretti dal capitano Mansueto Cosentino, avevano comunicato i risultati delle indagini sui campioni repertati nella villa di via Padova dove vivono i coniugi Palma. I tecnici dell’Istituto zooprofilattico di Torino hanno infatti isolato tracce di tallio in alcune erbe sminuzzate usate per realizzare infusi che gli anziani conservavano in una terrina.

Si è trattato della prima vera svolta nelle indagini, coordinate dal pm di Monza Vincenzo Nicolini, che in una prima fase avevano invece ipotizzato un avvelenamento accidentale avvenuto nella casa di campagna a Varmo (Udine) dei Dal Zotto, originari proprio del Friuli. Un luogo dove l’intera famiglia, compresa la badante degli anziani anche lei avvelenata, aveva trascorso alcune settimane di vacanza ad agosto. Sia le tre vittime, sia i primi tre avvelenati, avevano infatti soggiornato nella casa nello stesso periodo. Per questo si era ipotizzato che il veleno fosse stato assunto accidentalmente attraverso il cibo.

Si era pensato alle patate usate per fare il puré, poi a un vecchio topicida (fino a trent’anni fa il tallio veniva usato contro i roditori, poi è stato bandito). Era comparsa anche la fantasiosa e del tutto falsa pista del tallio presente negli escrementi dei piccioni che infestavano il granaio della casa di Varmo, e infine l’ipotesi di una contaminazione del pozzo. Poi, cadute tutte queste suggestioni, le attenzioni dei carabinieri si erano poi concentrate sulla casa di via Fiume a Nova Milanese dove vive l’intera famiglia Del Zotto. Qui gli investigatori hanno campionato oltre 70 alimenti in cerca delle tracce del tallio. La svolta era poi arrivata invece dalla casa di via Padova e dalle erbe usate per l’infuso. E la conferma che nulla era accaduto per caso, ma che si doveva dare la caccia a un avvelenatore.

CORRIERE.IT

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