Palermo, la rivolta dei commercianti del Borgo Vecchio. In 18 ammettono di avere pagato il pizzo

di SALVO PALAZZOLO

l cellulare squilla alle cinque mattino. “Li hanno presi, li hanno presi. E spero che li portino il più lontano possibile”. Piange, ride, e ancora piange. “Avevo paura che non sarebbero più arrivati”. In sottofondo si sentono sirene che sfrecciano e il frastuono di un elicottero che si abbassa. “E ora che succederà?”, si chiede questo piccolo grande uomo, ha una bottega nel cuore del popolare mercato del Borgo Vecchio, l’enclave di Cosa nostra a due passi dal salotto buono di Palermo. Un anno fa, l’uomo che adesso piange e ride ha trovato la forza di confessare ai carabinieri che pagava il pizzo. “Pagavo da anni la tassa alla mafia”. Come lui, altri diciassette commercianti convocati in caserma hanno fatto la stessa scelta. Messi davanti all’evidenza delle dichiarazioni di un pentito e a un libro mastro del racket ritrovato in un covo hanno capito che era arrivato il momento di liberarsi dal peso che portavano dentro. E stanotte è scattato il blitz.

La collaborazione dei commercianti è una rivoluzione per il Borgo Vecchio, soprattutto perché altri operatori economici si ostinano a negare, preferiscono prendersi una denuncia per favoreggiamento alla mafia piuttosto che denunciare.

Palermo, la rivolta dei commercianti del Borgo Vecchio. In 18 ammettono di avere pagato il pizzo

Un estratto del libro mastro delle estorsioni

“E adesso che succederà?”, continua a chiedere con insistenza. Ma è ancora notte su Palermo, i ragazzi del nucleo Investigativo si sono calati nelle viscere del mercato per arrestare tutti i 17 mafiosi che soffocavano questa parte di città. La testa dell’acqua, come la chiamano i picciotti del Borgo spiati e pedinati per mesi, è già al sicuro, alla caserma Carini. Il lavoro più difficile. Elio Ganci, uno degli scarcerati eccellenti, da qualche tempo aveva ormai finito di scontare il suo debito con la giustizia, ma dal carcere gli avevano subito rinnovato la fiducia e l’investitura. Con il mandato preciso di fare una rigida spending review per far fronte alle crescenti spese della cassa assistenza dei carcerati dell’organizzazione. Il nuovo capo aveva lanciato anche una campagna di reclutamento, il più promettente era un ragazzo di 16 anni, che il clan utilizzava per le intimidazioni ai commercianti che non erano puntuali con i pagamenti.

Adesso che succederà? Il quartiere sarà più libero?”. Chi può dirlo. In questo momento a Palermo ci sono 60 scarcerati che preoccupano l’antimafia, 60 fra capi e gregari che sono tornati liberi cittadini, uno lo hanno già ammazzato alla vigilia dell’anniversario della strage Falcone, un brutto segnale, qualcuno vuole riprendersi quello che ritiene suo da sempre e vuole farlo sapere. Qualche mese fa, è apparsa una croce in tribunale, sulla porta dell’ufficio di Nicola Aiello, il giudice che ha processato il clan del Borgo. E pochi giorni dopo, è stata recapitata una lettera anonima alla redazione di Repubblica: “Smettetela di occuparvi del Borgo Vecchio”. C’è una storia che ha fatto perdere la faccia alla famiglia più autorevole del quartiere, la scelta di uno dei rampolli di casa Tantillo, Giuseppe, di saltare il fosso. Un disonore avere un parente pentito. E’ lui che nascondeva il libro mastro del pizzo gestito dal fratello Mimmo, il fruttivendolo della Palermo bene fino a qualche anno fa. E’ il nuovo pentito che ha svelato i segreti del clan.

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Ora, il procuratore Francesco Lo Voi, l’aggiunto Salvatore De Luca e il sostituto Caterina Malagoli ritengono di avere ricostruito con dovizia di particolari tutte le ultime mosse dei boss. E’ una mafia moderna, ma allo stesso tempo antica quella si è riorganizzata. I boss del Borgo erano più prudenti, ecco perché mandavano il sedicenne per i lavori più delicati. Ma ogni tanto puntavano a segnali eclatanti, come quella volta che picchiarono i rapinatori che si erano permessi di fare un raid in un’abitazione del centro, con tanto di ferimento della vittima, il colpo non era stato autorizzato, troppo clamore attorno al Borgo Vecchio. Un’altra volta, minacciarono un vecchio boss come Franco Russo perché non accettava il dominio dei Tantillo, aveva addirittura scatenato una sparatoria contro il loro chiosco, i nuovi capi gli dissero che rischiava di essere allontanato dal quartiere. E, intanto, mentre regolavano lta quotidiana del mercato, puntavano a buoni investimenti in negozi del centro, per riciclare i proventi delle estorsioni e della droga.

E’ arrivata una nuova alba al Borgo Vecchio. C’è un silenzio irreale in piazza e fra i vicoli. Due giorni fa, è uscito dal carcere un altro pezzo da novanta di Cosa nostra, Antonino Lauricella detto “U Scintilluni”. E adesso che succederà? Il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Antonio Di Stasio, è fiducioso, cita le parole del giudice Paolo Borsellino: “Diceva: ‘E’ normale che esista la paura in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio’. Io ringrazio i commercianti e gli imprenditori di questa stupenda terra, che si sono affidati allo Stato, denunciando i mafiosi”

REP.IT

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