Corea e il rischio nucleare, la mediazione di Francesco. Vertice in Vaticano con Onu e Nato

di FRANCESCA CAFERRI

ROMA. Mentre l’orologio nucleare indica sempre più chiaramente il rischio imminente di uno scontro fra Stati Uniti e Corea del Nord, il Vaticano lavora per mettere a punto una mediazione che fermi un conflitto in grado di fare migliaia di morti e di cambiare gli equilibri del mondo. Il segno tangibile dell’intervento papale nella crisi nordcoreana è il Vertice mondiale per il Disarmo nucleare voluto da papa Francesco il 10 e 11 novembre a Roma.

Per discutere di come fermare la corsa al nucleare in Vaticano arriveranno undici premi Nobel per la pace. La Santa Sede sarà rappresentata, fra gli altri, dal segretario di Stato Pietro Parolin e dal cardinale Peter Turkson, prefetto del dicastero per lo Sviluppo umano integrale.

All’apertura dei lavori del vertice — “Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale” è il titolo ufficiale dell’incontro — papa Francesco riceverà i partecipanti e pronuncerà il suo intervento: un discorso che ci si aspetta essere molto più che un semplice appello a fermare la corsa alle armi. Piuttosto il segno concreto del forte impegno che da mesi il Vaticano sta mettendo sulla questione nordcoreana. E il risultato dei contatti già intrapresi con i maggiori protagonisti della crisi e con i loro alleati per impedire che inneschino un processo irreversibile.

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