Biotestamento, svolta al Senato. La relatrice: “Pronta a dimettermi per portare la legge in aula”

LAVINIA RIVARA

ROMA – Dopo 50 sedute di commissione, 3.500 emendamenti, oltre 80 richieste di audizione, decine e decine di iscritti a parlare e l’appello di quattro senatori a vita, Elena Cattaneo, Mario Monti, Renzo Piano e Carlo Rubbia, pubblicato ieri da Repubblica, la legge sul biotestamento, osteggiata da una parte del mondo cattolico, è arrivata ad un punto di svolta al Senato. La relatrice Emilia De Biasi (Pd), annuncia che si dimetterà la settimana prossima, per riuscire così a portare il testo in aula aggirando l’ostruzionismo in commissione. A spianarle la strada il presidente Pietro Grasso, al quale aveva chiesto ieri notte di poter utilizzare il cosiddetto “canguro”, il meccanismo che cancella in un sol colpo centinaia di emendamenti. La risposta di Grasso non si è fatta attendere: l’unico modo per farlo, se non c’è l’unanimità, è inserire il provvedimento in aula. Passando per le dimissioni della relatrice. “Lo farò la settimana prossima, dopo aver informato la commissione ” annuncia De Biasi. Conferma il capogruppo Luigi Zanda: “Se nel giro di una settimana l’impasse non si sblocca porteremo la legge in aula”. Ma approvare il biotestamento non sarà facile. Perché dopo un primo sì della Camera, la legge che vieta l’accanimento terapeutico e sancisce il diritto di rifiutare nutrizione e idratazione artificiale, ha ancora molti nemici. E i tempi sono strettissimi. Come spiega la stessa De Biasi.

Quattro senatori a vita denunciano lo stallo della legge, ferma in commissione Sanità da più di cinque mesi. E questo anche se Pd e 5Stelle sono favorevoli. Come è possibile?
“Io condivido quell’appello, mi strazia il cuore ricevere le lettere di Peppino Englaro e non sapere come rispondergli. Ma approvare a fine legislatura norme dall’alto valore simbolico come il biotestamento non è semplice. Il testo è arrivato da noi a maggio e gli abbiamo dato priorità. Ma subito sono state presentate 80 richieste di audizioni, il triplo di quelle della Camera. Alla fine ne abbiamo fatte una settantina”.

Da chi sono arrivate queste richieste?
“La maggior parte da Alleanza popolare, Forza Italia, dal senatore Lucio Romano (Autonomie). C’è voluto più di un mese”.

E poi che è successo?
“È cominciata la discussione generale. E lì Ap e centrodestra si sono iscritti in massa a parlare, perfino con senatori che non fanno parte della commissione. Una manovra chiaramente ostruzionistica. A quel punto o facevo un colpo di mano, cancellando gli interventi degli assenti, oppure provavo a chiedere a tutti di ridurre gli interventi. Essendo anche presidente della commissione ho preferito quest’ultima strada e alla fine un taglio c’è stato. Ma nel frattempo sono arrivati 3.500 emendamenti, la metà dalla Lega, il resto da Forza Italia e centristi. E siamo arrivati a fine luglio con la loro l’illustrazione”.

Lei già in estate aveva minacciato di dimettersi da relatrice e andare in aula senza voto in commissione. Perché non l’ha ancora fatto?
“Perché non è una mia facoltà portare il provvedimento in assemblea, spetta alla conferenza dei capigruppo e la legge elettorale ha sconlto tutti i tempi. Ma ora la risposta del presidente Grasso mi facilita le cose”.

Ma non è stato il suo stesso partito, il Pd, a frenare? Magari per non mettersi prima delle elezioni siciliane contro gli alleati centristi, o perché non si fida dei 5Stelle dopo la marcia indietro sulle unioni civili.
“Non credo c’entri la Sicilia e non c’è stato un temporeggiamento, checché ne dicano i radicali. Quanto ai 5Stelle in commissione sono stati più che leali”.

Avete ricevuto pressioni della Chiesa contro la legge?
“Non che io sappia, c’è stato qualche articolo di Avvenire“.

Anche se lei si dimette però tra riforma elettorale e manovra l’aula del Senato è occupata fino ai primi di dicembre. E a gennaio le Camere probabilmente saranno sciolte. Pensa che si farà in tempo?
“Penso che a dicembre possiamo tentare di approvare lo Ius soli e il biotestamento, perché diventino legge. Il dolore non può più attendere”.

REP.IT

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