Spiaggia “fascista”, pm chiedono archiviazione. “A Playa Punta Canna solo stravaganze”

di PAOLO BERIZZI

VENEZIA – Le immagini del duce e dei saluti romani tra gli ombrelloni? I richiami al Ventennio e i comizi in spiaggia a favore del “regime” e “contro la democrazia”? Non sono apologia di fascismo. Bensì, un'”articolazione del pensiero”. Così come non costituisce reato gridare agli altoparlanti, nel proprio lido balneare gremito da centinaia di persone, che “i tossici vanno sterminati”.  E’ il parere dei pm di Venezia che oggi hanno chiesto l’archiviazione per Gianni Scarpa, il gestore di Playa Punta Canna, tra Chioggia e Sottomarina, ribattezzata “la spiaggia fascista”. Per il procuratore capo, Bruno Cherchi, e per il sostituto procuratore, Francesca Crupi, Scarpa – indagato per violazione della legge Scelba – non ha fatto nessuna apologia. In sostanza, per la Procura, le sue sono state solo “stravaganze”: insomma nulla di riconducibile all’esaltazione del fascismo.

Spiaggia fascista Chioggia, audio del titolare: “Amo il regime, i tossici andrebbero sterminati”


Il caso del lido di Chioggia – raccontato nel luglio scorso da Repubblica – aveva provocato forti polemiche politiche e un seguito giudiziario. I richiami all'”ordine e alla disciplina” da parte del gestore della spiaggia; i cartelli sulle “camere a gas” e il “manganello sui denti”; le parole contro la “democrazia che mi fa schifo”, la celebrazione di Mussolini. Esuberanze che avevano spinto la Digos della questura di Venezia a fare un blitz in spiaggia e la prefettura a ordinare l’immediata rimozione dei cartelli posti nel lido. Sulla base del verbale redatto dalla questura, Scarpa era stato iscritto nel registro degli indagati. Adesso, tre mesi dopo, i pm veneziani ne chiedono l’archiviazione.

La parola spetta ora al gip, che dovrà pronunciarsi. Dopo le polemiche che lo avevano investito, il gestore di Playa Punta Canna si era immediatamente difeso: “Dicono che inneggio al regime e sono fascista? Io non sono fascista, io sono amante della pulizia, dell’ordine e della disciplina. Essere etichettato come fascista per questo mi sembra esagerato. I miei clienti mi sostengono. Per terra non c’è nemmeno una cicca. Nessuno si lamenta. La mia è una spiaggia bellissima, pulitissima e ordinata. E poi a casa mia sono liberissimo di esprimere le mie idee”. Tra i politici che erano venuti in soccorso a Scarpa, il leader della Lega Nord Matteo Salvini: “Lasciate lavorare la gente”, aveva dichiarato presentandosi sulla spiaggia.

Il caso Chioggia era esploso negli stessi giorni in cui approdava in parlamento il ddl Fiano sulla propaganda fascista: poi approvato alla Camera con 261 voti. Un mese dopo – e siamo agli inizi di agosto – un altro pm, a Milano, aveva chiesto l’archiviazione per un altro fatto di cronaca che ha fatto discutere: il blitz del 29 aprile al Campo X di Milano, nel cimitero di Musocco, dove un migliaio di militanti dell’ultradestra si trovarono davanti alle tombe dei caduti della Rsi e fecero il saluto romano (postando poi sui social la fotografia che immortalava la scena).

Secondo il pm Piero Basilone fu solo una commemorazione, non un tentativo di ricostruzione del partito fascista: per questo – spiegò la Procura – la legge Scelba non si applica. A differenza di quanto accaduto in passato – motivò il pm – , la manifestazione non è stata preceduta da una sfilata pubblica per le vie di Milano con l’esibizione di simboli e vessilli tali da rendere concreto il pericolo “attrazione” del consenso verso l’ideologia del Ventennio. In realtà – come documentato da Repubblica – una marcia c’è stata: i militanti neofascisti – in testa esponenti di CasaPound, Lealtà Azione,  Comunità militante dei dodici raggi, poi indagati per manifestazione fascista e manifestazione non autorizzata – hanno sfilato in corteo  sulla pubblica via per raggiungere il cimitero. Certo evitando di esporre simboli  e vessilli del fascismo.

REP.IT

 

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