Auto elettrica, la Ue vuole la creazione dell’Airbus delle batterie

di LUCA PAGNI

MILANO – Batterie e sistemi di accumulo: è uno dei settori che determineranno il vincitore nella sfida sul mercato dell’automobile. Ma anche in quello dell’energia e delle telecomunicazioni. Una corsa alle nuove tecnologie in cui l’Europa parte in ritardo rispetto ai colossi asiatici e americani. Ecco perchè l’Unione europea vuole correre ai ripari prima che sia troppo tardi. Maros Sefcovic, vicepresidente e commissario Ue per l’unione energetica ha così deciso di convocare i più grandi gruppi industriali, sia del settore chimico che automobilistico, per convincerli a dar vita a una sorta di Airbus delle batterie: un consorzio tra i principali paesi membri sul modello dell’Airbus che ha portato alla creazione del secondo gruppo al mondo per la progettazione e costruzione di aerei di grandi dimensioni. Così come l’Airbus era nato affinché le compagnie europee non dovessero dipendere solo dai giganti americani, così per le batterie i fabbricanti di auto del vecchio continente ora rischiano di passare solo dalle aziende Usa, giapponesi, coreane o cinesi.

Una sfida fondamentale per un mercato che sarà sempre più ricco nei prossimi anni. Le stime parlano di una domanda di batterie al litio per l’automotive per 40 miliardi entro il 2025 (secondo Goldman Sachs). Ma i numeri potrebbero essere sottistimati, se si pensa che le proiezioni sul mercato dell’auto elettrica vengono aggiornate costantemente e non sono ancora arrivate tutte le limitazioni all’utilizzo delle auto “tradizionali” previste per abbassare le emissioni ci CO2. Alcuni analisti fissano al 2025 lo storico sorpasso dell’auto elettrica sil modelli diesel.

I colossi che produrranno batterie saranno così l’equivalente delle big oil company per l’auto tradizionale. Bruxelles è giustamente preoccupata per i ritardi con cui le industrie europee stanno reagendo all’invasione asiatica e americana. Come riporta il Financial Times, il commissario Sefcovic ha riunito per l’11 ottobre una riunione in cui si presenteranno gruppi chimici come Basf, produttori di auto come Bmw e industriali del settore batterie. L’obiettivo è arrivare alla creazione di un consorzio sul modello Airbus, per mettere a fattore comune esperienze e tecnologie e recuperare terreno sui colossi extra-europei.

L’automotive, andando verso un completo rinnovo del parco circolante nei prossimi decenni è sicuramente il mercato più ricco. Ma non meno importante è lo sviluppo dello storage, i sistemi di accumulo dell’energia elettrica. Fondamentali per equilibrare lo sviluppo delle rinnovabili, intermittenti per definizione. In questo caso, sarebbe fondamentale una alleanza tra le utility europee. A differenza del settore auto, nell’energia l’Italia potrebbe anche avere un suo ruolo. Al momento, oltre un quarto degli impianti di accumulo di grandi dimensioni operativi in Europa (15 su 56, tutti in Italia) sono stati realizzati dal gruppo Terna, la società a controllo pubblico che gestisce la rete ad alta tensione nel nostro paese. Terna ha sviluppato due tipi di progetti diversi. Uno “energy intensive” per batteria di larga taglia e uno “power intensive” mettendo insieme diverse tecnologie di accumulo. Sperimentazioni nate per assicurare la sicurezza della rete di fronte allo sviluppo di eolico e fotovoltaico in Italia, visto che la potenza installata è passata dai 6 gigawatt del 2009 ai 29 del 2016 con una previsione di crescita fino ai 60 gigawatt entro il 2030. Una tendenza che allinea i maggiori paesi: Terna – come ha recentemente ribadito l’azienda in un convegno che si è tenuto a Milano – è disponibile “a mettere a disposizione il know-how acquisito attraverso i progetti che ha sviluppato” ai privati che vorranno investire.

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