Nuovi rincari per le tasse universitarie

di SALVO INTRAVAIA

ROMA – Università italiana sempre più “salata” per studenti e genitori. Tra qualche settimana, le famiglie italiane saranno chiamate a iscrivere i figli all’università. Ma le notizie che arrivano dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca non sono affatto confortanti. E anche per l’anno prossimo si prevedono rincari. L’unica àncora di salvataggio per i meno abbienti è la proposta di azzerare le tasse per coloro che hanno meno di 13mila euro all’anno di reddito Isee. Ma negli ultimi cinque anni, le tasse universitarie richieste dagli atenei statali ai propri iscritti sono state in continuo aumento: più 14,5 per cento in media per ogni studente. A testimoniarlo gli ultimi dati pubblicati dal Miur a proposito della cosiddetta contribuzione studentesca. In altre parole, quanto versano nelle casse delle università i nostri studenti per frequentare i diversi corsi che portano alla laurea: triennali, magistrali e a ciclo unico.

Una cifra che, oggi, conta qualcosa di più di un semplice obolo, perché i contributi versati nel 2016 dagli universitari rappresentano più di un quarto di quanto versi lo Stato, sotto forma di Fondo di finanziamento ordinario, agli atenei. Le cifre parlano da sole: per i soli corsi che si concludono col titolo di laurea, gli studenti nostrani hanno versato lo scorso anno solare 1,762 miliardi di euro di tasse. Un lustro indietro, nel 2011, la cifra, comprensiva di tassa regionale sul Diritto allo studio, si fermava a 1,617 miliardi. L’incremento di 145 milioni di euro, pari al 9 per cento, non deve ingannare perché la cifra più alta è stata versata da meno studenti: 1.677.922 contro 1.762.022 di cinque anni prima. E conteggiando la contribuzione pro-capite si passa dai 917 euro medi del 2011 ai 1.050 del 2016: più 14,5 per cento.

In realtà, chi paga realmente le tasse versa cifre ancora più consistenti, perché una fetta degli oneri dovuti per le iscrizioni è esonerata in tutto o in parte dal pagamento ddei tributi. L’argomento è al centro della discussione politica e studentesca da diversi anni. Anche perché i dati internazionali pongono il nostro Paese tra quelli che tartassano maggiormente gli studenti per un aspetto – il titolo di studio universitario – che a livello europeo è considerato strategico per lo sviluppo del Vecchio continente. In alcune nazioni quali Norvegia, Danimarca, Finlandia, Svezia, Turchia, Repubblica Slovacca, Slovenia, Estonia e Ungheria – le tasse universitarie non esistono neppure. Mentre l’Italia, con oltre mille e 600 dollari Usa (nel 2014/2015, spiega l’Ocse) di pressione fiscale universitaria, si piazza al terzo posto dopo Olanda e Regno Unito.

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