Milano, negozi e maxi terrazza verde 266 milioni per il villaggio Policlinico

Il rendering del futuro villaggio Politecnico
Il rendering del futuro villaggio Politecnico
Un ospedale da 900 posti letto, una galleria pedonale con negozi, un parco sopraelevato grande come un campo da calcio. Il nuovo Policlinico firmato Stefano Boeri sembra finalmente pronto a partire. Milano lo aspetta da 17 anni.
«Gara d’appalto entro fine 2017, chiusura cantieri nel 2021, traslochi e collaudi nel 2022» è la tabella di marcia annunciata dal direttore sanitario Laura Chiappa alla presentazione di ieri in via della Commenda. Costo complessivo: 266 milioni di euro, 200 dei quali arrivano (e arriveranno, all’appello ne mancano ancora 95) dalla parziale vendita e dall’affidamento a una società esterna dell’immenso patrimonio immobiliare del Policlinico. I rimanenti ce li metterà la Regione (3o milioni) e il governo (36). Tra le autorità presenti ieri, il sindaco Beppe Sala, protagonista di una schermaglia con il presidente della Regione: «Andremo incontro ai bisogni dei futuri cittadini – ha commentano il primo -.Ma ora in Lombardia i tempi di attesa per esami e visite sono più lunghi di quello che ci si aspetta». Roberto Maroni, dopo aver sottolineato l’eccellenza regionale nella sanità, ha risposto alla stoccata: «Si può sempre migliorare, ma piuttosto che criticare mi aspetterei qualche suggerimento o l’apprezzamento perché teniamo aperti gli ambulatori anche di sera, il sabato e la domenica».

Quale sarà il volto dell’ospedale? Nel «buco» di 22 mila metri quadrati rimasto dopo l’abbattimento dei vecchi padiglioni si concentreranno le camere dei malati e gli uffici amministrativi ora sparsi qua e là. I due nuovi edifici di sette piani accoglieranno 900 letti per i pazienti (tanti quanti gli attuali, 1.400 quelli del progetto originario). Il blocco nord sarà destinato alla cura dei malati cronici e alla chirurgia. Nel blocco sud troveranno spazio il pronto soccorso pediatrico e quello ostetrico ginecologico, le terapie intensive pediatrica e neonatale (ora alla Mangiagalli e De Marchi). Tra le novità, due «Case del parto», mini appartamenti in cui le donne potranno dare alla luce i figli in un ambiente domestico e ricevere, in caso di necessità, il supporto degli specialisti. E i nomi dei nuovi nati saranno proiettati all’ingresso dell’ospedale. Nel corpo centrale 21 sale operatorie, la maternità, l’area parto, la diagnostica. «Ma non solo – specifica Marco Giachetti, presidente della fondazione Ca’ Granda Policlinico -. Nella galleria pedonale ci sarà spazio per eventi, negozi, mercati contadini». All’ultimo piano, un giardino terapeutico. Mentre nei sotterranei ci saranno 660 posti auto e moto.

Cosa ne sarà dei padiglioni dismessi? «Stiamo riscrivendo in questi giorni il terzo accordo di programma – spiega Chiappa con il direttore generale Simona Giroldi -. Il palazzo della Mangiagalli diventerà un ospedale diurno, con attività di day hospital e day surgery». Al padiglione Guardia, affacciato su via Sforza, rimarrà il nuovo pronto soccorso con l’aggiunta di spazi per l’accettazione, i prelievi e l’endoscopia. Per gli altri edifici il condizionale è d’obbligo. Dove ora si trova il Sacco potrebbe arrivare la psichiatria, mentre per la De Marchi si pensa a una riconversione in consultori oppure in aule universitarie. Tra le ricadute culturali, c’è anche la possibilità che il tesoro finora custodito nel caveau diventi finalmente accessibile al pubblico. Oltre 2.800 tra dipinti, sculture e oggetti d’arte dovrebbero essere esposti in via Sforza 28, dove adesso ci sono gli uffici amministrativi. Il progetto del Policlinico del futuro, studiato da una cordata guidata da Techint che comprende anche lo studio degli architetti Boeri, Barreca & La Varra, affonda le radici nel passato. La prima decisione di riqualificare l’ospedale prevedeva un budget di 560 miliardi di lire. Correva l’anno 2000. Nel frattempo sono cambiati i rendering, si sono dilatate le scadenze dei lavori (più volte fermati). Dopo una «impasse», come l’ha definita Giachetti, ora la promessa è che la posa della prima pietra arrivi nel 2018.

CORRIERE.IT

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