La grande schedatura: oltre due milioni di persone tra i soggetti a rischio per banche e intelligence

di STEFANIA MAURIZI

Persone innocenti di tutto il mondo sono finite ingiustamente in una watchlist insieme a terroristi e criminali, secondo un’inchiesta realizzata da Repubblica con un team internazionali di media, che include il Times di Londra, il quotidiano belga De Tijd, la tv e il quotidiano tedeschi Ndr e Sueddeutsche Zeitung, la radio olandese Npo e il giornale americano The Intercept e che è stata supportata da Journalismfund.eu.

La watchlist si chiama World-Check ed è un database riservato che contiene i nominativi di oltre 2 milioni di persone: è compilato dal gigante dell’informazione finanziaria Thomson Reuters ed è venduto in abbonamento a praticamente tutte le grandi banche del mondo, alle forze di polizia, alle agenzie di intelligence e anche alle organizzazioni non governative. In questa schedatura anche 90 mila italiani, di cui Repubblica in edicola pubblica una prima lista.  Interpellato su World-Check, Tomaso Falchetta dell’ufficio legale di Privacy International, ha dichiarato: “Il rischio di discriminazioni contro individui, gruppi e intere comunità è molto alto”.

Il database esaminato da Repubblica in partnership con il team internazionale ha fatto emergere tutta una serie di persone e organizzazioni incluse in World-Check secondo criteri discutibili, come per esempio gli ambientalisti di Greenpeace o anche il movimento Occupy Wall Street, che ci è finito per presunti rapporti con gli hacker di Anonymous. Individui di fede musulmana e anche organizzazioni, come il Council on American Islamic Relations, sono inclusi nella sezione “terrorismo” del database sulla base di informazioni controverse, in alcun casi provenienti pure da siti islamofobici.

La whistleblower Chelsea Manning, che ha passato a WikiLeaks i file segreti del governo americano, invece, è stata stranamente schedata nella categoria “crimini finanziari”, poco dopo aver inviato i documenti. Julian Assange stesso e WikiLeaks sono schedati in World-Check fin dal 2010, con Jake Appelbaum, giornalista e ricercatore che in più occasioni ha collaborato con loro, e con Kristinn Hrafnsson, ex portavoce di WikiLeaks.

Esempi discutibili non mancano: oppositori politici di paesi con una situazione disastrosa in materia di diritti umani, come lo Sri Lanka o l’Eritrea, sono finiti in questa blacklist sulla base di false accuse mosse dai loro governi. Ex detenuti di Guantanamo completamente scagionati e liberati, come Haji Faiz Mohammed – arrestato in Afghanistan all’età di 70 anni, colpito da demenza senile ed erroneamente rinchiuso nel lager – come anche Naqib Ullah, arrestato a 14 anni- stuprato dai Talibani e spedito a Guantanamo senza che rappresentasse un pericolo per gli Stati Uniti e i loro alleati- sono entrambi nel database. Delphine Boël, la figlia non riconosciuta dell’ex re del Belgio, i cui conti bancari sono stati chiusi nel 2012, è nel database, come anche un coltivatore olandese di patate membro di un consiglio provinciale.

World-Check ha come scopo di identificare potenziali terroristi, criminali e anche politici di alto livello che le banche devono monitorare per prevenire atti di corruzione e riciclaggio. Chi è elencato in questo database potrebbe ritrovarsi con il conto bancario chiuso, mentre aziende e realtà non profit potrebbero ritrovarsi a perdere finanziamenti e contratti.

Thomson Reuters non contatta le persone che inserisce nel database, che è compilato utilizzando articoli di giornali e fonti aperte. Le banche, da parte loro, hanno il divieto di dire ai loro clienti che sono sulla watchlist di World-Check. Una copia del database datata 2014 è finita accidentalmente online su un server, dove è stata scoperta dal ricercatore americano esperto di sicurezza informatica, Chris Vickery.

Willem Debeuckelaere, il commissario belga per la privacy, ha dichiarato che ci sono tutta una serie di questioni problematiche intorno a World-Check, che vorrebbe discutere con gli altri garanti dei paesi europei. L’anno scorso, Thomson Reuters si è scusata e ha risarcito la moschea londinese di Finsbury Park – quella colpita domenica scorsa da un attentato xenofobo -, danneggiata dal fatto che World-Check l’aveva inclusa nella lista delle entità terroristiche. I legali della moschea hanno fatto sapere che altri individui inclusi nel database probabilmente seguiranno il loro esempio.

David Crundwell, Senior Vice-President della Thomson Reuters, ha dichiarato al nostro team: “World-Check ha una chiara policy in materia di privacy, è possibile consultarla sul nostro sito e prevede che chiunque possa contattarci se crede che le informazioni che abbiamo sono inaccurate. Noi incoraggiamo a farlo”. Crundwell ha anche precisato che l’inclusione nel database non implica alcuna colpevolezza e che ai clienti che utilizzano World-Check viene detto di fare delle verifiche sulle informazioni presenti in esso, prima di agire sulla loro base.

REP.IT

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