Milano chiude in rosso (-1%) con petrolio ai minimi da 7 mesi

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Chiusura debole per le Borse europee (segui qui i principali indici), condizionate dallo scivolone del petrolio, con il Wti che si è portato ai minimi da metà novembre (segui qui le quotazioni. Il contratto con consegna ad agosto si attesta poco sopra i 43 dollari al barile, in ribasso del 2,88%, il contratto di luglio, ormai poco scambiato, è andato sotto i 43 dollari al barile), risentendo del timore che nonostante gli sforzi dell’Opec per ridurre la produzione, le scorte mondiali di oro nero rimangano elevate. In più gli investitori sono preoccupati per l’andamento del Nasdaq, che anche oggi perde quota, mettendo in evidenza un lento declino delle quotazioni delle principali aziende tecnologiche. Tiene invece le posizioni il Dow Jones (segui qui i principali indici americani). Milano e Madrid hanno registrato le performance peggiori, lasciando sul parterre rispettivamente lo 0,97% e lo 0,95%. Parigi ha arginato le perdite allo 0,32%, beneficiando ancora del risultato elettorale di domenica scorsa che rafforza le posizioni del presidente, Emmanuel Macron. Anche Francoforte ha ridotto i danni allo 0,58%, nel giorno in cui l’Istituto Ifo ha rivisto al rialzo le previsioni sull’andamento del pil di quest’anno e del 2018. In particolare ha alzato le stime sul pil di fine anno all’1,8% dal precedente 1,5% e ha rivisto quelle per il 2018 portandole al 2% dall’1,8%. «Come negli anni precedenti, la ripresa è guidata dalla domanda interna, soprattutto dall’industria edile e dai consumi privati – ha spiegato Ifo – Ma ora il dinamismo si estende alla produzione. La ripresa dell’economia nell’area dell’euro e nel resto del mondo sta facendo incrementare anche le esportazioni».

Male le banche in attesa salvataggio delle venete
A Piazza Affari sono andate male le azioni delle banche, nell’attesa che sia trovata una soluzione per scongiurare il bail-in degli istituti veneti. Sono state vendute le azioni di Banca Pop Emila Romagna e Banco Bpm, oltre che di Unicredit e Intesa Sanpaolo. Quest’ultima, secondo Il Sole 24 Ore, potrebbe farsi avanti per rilevare alcuni asset della Popolare di Vicenza o di Veneto Banca al prezzo simbolico di un euro. L’istituto potrebbe gareggiare con Iccrea. Ad ogni modo anche il presidente di Unicredit, Giuseppe Vita, ha mostrato apertura verso una eventuale «soluzione di sistema» che però non coinvolga solo due istituti. Fuori dal paniere principale, hanno perso il 3,57% le Bca Carige, alla vigilia del consiglio di amministrazione chiamato a prendere decisioni importanti in vista delle richieste della Bce che esige risposte entro il 23 giugno sul rafforzamento patrimoniale e sulla governance, dopo il recente licenziamento dell’ad, Guido Bastianini. Domani il board potrebbe annunciare le condizioni dell’aumento di capitale, che dovrebbe essere di entità superiore al 450 milioni di euro, di cui si era parlato nelle scorse settimane.

Vendute le azioni legate al greggio, bene i titoli della moda

Sono inoltre state vendute a piene mani le azioni legate al petrolio: Eni ha perso il 2%, Saipem l’1,94% eTenaris il 3,2%. Per contro sono state gettonate le Moncler (+2%), sulla scommessa che l’azienda pubblicherà una buona semestrale il prossimo 26 luglio, anche in base alle indicazioni date dal numero uno, Remo Ruffini, che ha dichiarato che l’azienda sta registrando buone vendite nella prima parte dell’anno, soprattutto in Europa, una delle regioni che va meglio. Del settore hanno fatto bene anche le Salvatore Ferragamo (+1,7%) e fuori dal paniere principale le Brunello Cucinelli(+4,6%). Del resto dalle sfilate maschili milanesi sono emersi dati confortanti: l’abbigliamento maschile, nel primo trimestre 2017, ha vantato una crescita del 4-5% secondo le rilevazioni della Camera Nazionale della Moda Italiana.

Mediaset rialza la testa in vista dell’assemblea

Sono andate bene leMediaset (+1,69%), mentre è scattato il conto alla rovescia per l’assemblea dei soci che si riunirà il prossimo 28 giugno. Assemblea che potrebbe varare un bayback sulle azioni. Intanto il mercato inizia a scommettere che Vivendi non venderà parte della propria partecipazione, anche perché ha fatto ricorso al Tar contro la posizione dell’Agcom e al tempo stesso starebbe studiando il passaggio delle azioni eccedenti il 9,9% del capitale a un trust. Della galassia del gruppo francese, hanno invece perso terreno le Telecom Italia(-0,78%).

Bene i titoli dell’editoria

Nel resto del listino milanese si mettono in evidenza Visibilia Editore e Il Sole 24 Ore, quest’ultima dopo la decisione del cda di accettare l’offerta del fondo Palamon per una quota dell’area “Formazione ed Eventi”. La proposta valuta l’intera attività 80 milioni e consente « la realizzazione di una plusvalenza superiore rispetto a quella indicata nella manovra patrimoniale e finanziaria approvata dal consiglio di amministrazione».

Euro/dollaro poco mosso, giù il petrolio ai minimi da novembre

Sul mercato dei cambi, l’euro ha perso tono nei confronti del biglietto verde (segui qui i principali cross) . In calo, infine, il prezzo del greggio, scivolato al livello intraday più basso dal 14 novembre scorso.Del resto continuano a pesare i timori per un eccesso di scorte mondiali e questo nonostante gli sforzi dell’Opec per ridurre la produzione come deciso in un accordo storico del 30 novembre scorso; quell’intesa è entrata in vigore nel gennaio successivo per sei mesi, rinnovati di altri nove mesi fino al marzo 2018. Le preoccupazioni sorgono per via dei produttori Usa di shale oil che non fanno parte dell’accordo a cui invece hanno aderito nazioni come la Russia che non fanno parte del cartello. Con lo scivolone odierno, il greggio e’ entrato nel mercato “orso” avendo perso oltre il 20% dal picco raggiunto il 21 febbraio scorso a 54,33 dollari al barile. (segui qui l’andamento del petrolio).

Spread in calo a 165 punti base, rendimento BTp all’1,94%

Gli acquisti in avvio sui titoli di Stato italiani hanno fatto scendere marginalmente il rendimento del BTp decennale all’1,94% dall’1,95% della chiusura di ieri. In calo lo spread con il Bund tedesco di pari scadenza, che si attesta a 165 punti base dai 167.

Tokyo tocca i nuovi massimi da 22 mesi

Il trend di mercato positivo, intanto, è stato confermato anche dalla Borsa di Tokyo, che ha toccato i massimi da 22 mesi, grazie anche alla spinta derivante da un indebolimento dello yen che ha favorito acquisti sui titoli delle aziende esportatrici. L’indice Nikkei ha beneficiato del rimbalzo negli Usa del comparto tecnologico, e ha chiuso in progresso dello 0,81% a 20.340,41 punti, un po’ inferiore ai picchi della sessione. La prospettiva di un crescente divario tra tassi Usa e giapponesi e i segnali di ripresa dell’economia nipponica sembrano far tornare interesse sulla Borsa nipponica da parte degli investitori stranieri: vari analisti indicano in quota 20mila per il Nikkei una nuova soglia di supporto. Tra i singoli titoli, si segnala il balzo di Sharp Corp. dopo la notizia che il gruppo chiederà di essere riammesso alla prima sezione del Tokyo Stock Exchange.
Nuova sospensione per le azioni di Takata, sommersa da un diluvio di ordini di vendita in anticipazione dell’atteso ricorso alle procedure fallimentari, in seguito agli oneri insostenibili legati al problema globale dei suoi airbag
difettosi.

Usa, deficit delle partite correntisale ma meno delle attese

Il deficit delle partite correnti è aumentato nei primo tre mesi del 2017, ma meno di quanto avessero messo in conto gli analisti. Secondo quanto reso noto dal Dipartimento al Commercio, tra gennaio e marzo il deficit è salito del 2,5% a 116,78 miliardi di dollari, contro previsioni attorno a 122,30 miliardi di dollari. Nel quarto trimestre si era attestato a 114,01 miliardi (rivisto al rialzo rispetto ai 112,38 miliardi della prima stima). Come percentuale del Pil, il deficit è cresciuto al 2,5%, contro il 2,4% dei tre mesi precedenti. E’ tuttavia molto al di sotto del picco del 6,3% della fine del 2005.

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

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