Contro i vaccini bufale via web. Così cresce l’emergenza

valentina arcovio
roma

Se il nostro Paese viene considerato una meta pericolosa a causa del rischio morbillo, la colpa è del drammatico aumento dei contagi, conseguenza diretta del calo delle vaccinazioni. Secondo gli ultimissimi dati del ministero della Salute, in questi primi mesi del 2017 sono stati registrati molti più casi di morbillo di quelli segnalati in tutto il 2016.

 Dall’inizio di quest’anno, infatti, sono stati registrati 1.473 casi di morbillo, a fronte degli 886 registrati in tutti 12 mesi dell’anno precedente. Un preoccupante aumento di oltre il 230 per cento, rispetto ai 220 casi registrati lo scorso anno nello stesso periodo. Casi di contagio sono stati segnalati quasi in tutta Italia, ma il 92 per cento di tutti i contagi proviene da sole sette regioni: Piemonte, Lazio, Lombardia, Toscana, Abruzzo, Veneto e Sicilia.
Più della metà rientra nella fascia di età che va dai 15 ai 39 anni. In particolare, la maggior parte dei malati aveva più di 15 anni. E dato certamente più importante è che l’88 per cento delle persone contagiate non era vaccinato.

 

 

Il perché il morbillo continua a circolare nel nostro Paese, secondo gli esperti, dipenderebbe dalla presenza di sacche di popolazione suscettibile non vaccinata o che non ha completato il ciclo vaccinale che prevede la somministrazione di 2 dosi. Questo è in gran parte dovuto al numero crescente di genitori che rifiutano la vaccinazione, nonostante le evidenze scientifiche consolidate. I dati confermano la crescente diffidenza verso uno strumento sanitario così importante come appunto il vaccino: nel 2015 la copertura vaccinale contro il morbillo nei bambini fino a 24 mesi di età (la vaccinazione è consigliata entro i primi due anni di vita) è stata dell’85,3 per cento, il 10 per cento più bassa del 95 per cento indicato dagli esperti e dalla stessa Organizzazione mondiale della Sanità come soglia minima per fermare la circolazione del morbillo nella popolazione.

 

Sotto questa soglia a risentirne sarebbe la cosiddetta «immunità di gregge», cioè la protezione derivante dalle vaccinazioni collettive che, finora, ha rappresentato una garanzia anche per quei pochi bambini non immunizzati.

 

Oggi, quindi, ci ritroviamo a registrare numerose complicanze nei più piccoli non vaccinati. A causa del morbillo, dall’inizio dell’anno, è stata segnalata una complicanza in circa il 33 per cento dei casi, nel 41 per cento è stato necessario il ricovero e nel 14 per cento un accesso al pronto soccorso. In tutti questi casi il 90 per cento dei bambini non era stato vaccinato.

 

Il vaccino contro il morbillo viene somministrato insieme con quello contro parotite e rosolia. È appunto il cosiddetto vaccino «Mpr», il vaccino trivalente su cui si è radicata una profonda diffidenza. Il primo ad aver alimentato la paura di questo vaccino è stato Andrew Wakefield, un medico britannico.

 

Nel 1998, in un articolo pubblicato sulla rivista inglese «The Lancet», Wakefield sostenne che il vaccino trivalente potesse provocare autismo. Queste sue affermazioni ebbero subito un effetto devastante e hanno dato il via a quella che oggi continua a essere una sorta di psicosi da vaccinazione. A poco è servita la subitanea smentita dello studio britannico e la conseguente radiazione di Wakefield dall’ordine dei medici per aver clamorosamente falsificato i dati dello studio. Il ciclone Wakefield era ormai partito e ancora oggi è alla base dei sempre più popolari movimenti «NoVac».

 

Il tam tam di bufale su Internet ha poi fatto il resto: non si contano i siti in cui i vaccini vengono associati alle più svariate malattie e complicanze. Paure scientificamente ingiustificate che sono arrivate anche a contagiare partiti e movimenti politici. La corrente di pensiero anti-vaccinista ha così investito moltissimi italiani: il vaccino sembra fare più paura del morbillo, oggi considerata erroneamente una malattia innocua che fortifica il sistema immunitario anziché indebolirlo.

 

Niente di più falso. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, infatti, le complicanze del morbillo possono causare fra 30 e 100 morti ogni 100mila persone contagiate.

LA STAMPA

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