Il mistero della cittadella perduta della Siberia a cui gli archeologi non sanno dare risposta

noemi penna

Un mistero ancora da svelare. A cent’anni dalla scoperta, l’isola perduta di Por-Bajin è ancora un capitolo da scrivere. Stiamo parlando di un particolarissimo sito archeologico sperso nel lago Tere-Khol, nella Repubblica Russa di Tuva, in Siberia, di cui non si sa nulla.

 

 

Da anni gli studiosi di tutto il mondo stanno cercando di determinare quale fosse la sua destinazione d’uso: i ritrovamenti hanno spinto gli archeologi ad ipotizzarne diverse alternative, ma ancora oggi non si sa nulla di certo su questa cittadella fortificata a forma rettangolare, che risalirebbe a 1500 anni fa.

 

 

Ad aver costruito Por-Bajin, che tradotto significa Casa d’argilla, in mezzo al lago potrebbero essere stati gli Uiguri, un popolo nomade che ai tempi governava gran parte della Mongolia e della Siberia meridionale. La datazione di alcuni oggetti ritrovati nella cittadella, che si estende per 35 mila metri quadrati, rimanda all’Ottavo secolo ma sono talmente pochi e vari da non consentire l’identificazione e lo scopo della struttura.

 

 

La sua architettura ha fatto pensare in un primo momento che si trattasse di una fortezza o di una prigione. Oggi si sono aggiunte all’elenco delle ipotesi anche la possibilità che si possa trattare di una residenza estiva, di un monastero o addirittura di un osservatorio astronomico.

 

All’interno delle mura perimetrali, che oggi raggiungono un’altezza di 12 metri, sono visibili le fondamenta di una trentina di edifici e due costruzioni centrali, comunicanti tra loro da un ponte. Non sono chiari anche i motivi dell’abbandono, anche se le strutture mostrano i segni di una serie di disastri. Ci sono infatti prove di almeno un terremoto che ha lasciato grandi crepe nei muri, così come di un incendio, alimentando storie e leggende sul suo misterioso passato.

 

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