Sequestrati beni ai Potenza: c’è il ristorante «Donna Sophia» di Milano

di Titti Beneduce

Avevano investito a Milano e in Svizzera milioni di euro guadagnati prima con il contrabbando di sigarette e poi con l’usura. Questa mattina i fratelli Bruno, Salvatore ed Assunta Potenza si sono visti notificare dalla Dia un decreto di sequestro di beni del Tribunale di Napoli, sezione misure di prevenzione, per un ammontare di 20 milioni. Nell’elenco figurano il noto ristorante milanese “Donna Sophia dal 1931” in corso di Porta Ticinese e la sala per ricevimenti “Villa delle ninfe” di Pozzuoli. Grazie ad una rogatoria internazionale, inoltre, la Dia ha sequestrato alcuni rapporti finanziari nella sede della BSI Bank di Lugano.

Sviluppo di una precedente indagine

Il provvedimento costituisce lo sviluppo di una precedente indagine condotta del giugno 2011, che vide l’esecuzione di numerose ordinanze di custodia cautelare nei confronti, tra gli altri, dei fratelli Potenza nonché del capostipite Mario, poi deceduto, nei muri della cui casa, nel rione Santa Lucia a Napoli, furono trovati otto milioni in contanti. La somma non aveva giustificazione alcuna nei redditi lecitamente percepiti dall’interessato, consistenti in una pensione sociale INPS ed in un’altra da invalidità civile.

Operazione della Dia

Con le nuove indagini patrimoniali, coordinate dal capo centro Dia Giuseppe Linares, si è accertato che una parte consistente delle principali attività di ristorazione del lungomare di via Caracciolo e del quartiere di Chiaia costituivano il frutto del reimpiego di capitali illeciti, in parte anche riferibili a Salvatore Lo Russo, al vertice dell’omonimo sodalizio camorristico ed oggi collaboratore di giustizia.

Le società

I componenti della famiglia Potenza risultano attualmente intestatari di quote societarie relative ad attività in campo immobiliare e della ristorazione a Napoli e a Milano. Le attività investigative, confortate anche dalle sentenze di condanna penale definitive, hanno fatto emergere che i Potenza hanno impiegato in attività economiche ed immobiliari il denaro proveniente dalle loro intraprese attività illecite, proseguite anche dopo il decesso del capostipite Mario. Con i decreti di sequestro emessi dal Tribunale (presidente Giovanna Ceppaluni, giudici Alessandra Consiglio e Michele Mazzeo) sono stati sottoposti a sequestro interi patrimoni aziendali di società sia napoletane che milanesi, nonché numerosi immobili di pregio, rapporti finanziari, appezzamenti di terreno e diversi autoveicoli.

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.